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Panchina Turchese e Viola

Panchina Turchese e Viola

Una panchina turchese e viola per dare speranza, dove ascoltare ed essere ascoltati: è questo quello che vogliamo creare in ogni città, affinché nessuno si senta più solə.

Serena De Sandi, Presidente di Univox Aps

Cos’è la Panchina Turchese e Viola?

La Panchina Turchese e Viola nasce come simbolo cittadino della promozione al sostegno e alla richiesta d’aiuto in caso di bisogno, ma soprattutto come un piccolo spazio in cui poter cercare ristoro, chiudere gli occhi e comprendere quanto sia importante ricordare che la speranza non debba mai cessare di esistere.

Nota anche come Panchina della Speranza, i suoi colori si rifanno al fiocchetto internazionale della prevenzione al suicidio. La prima Panchina Turchese e Viola in Italia è inaugurata a Bari il 10 Settembre 2024 in Via Venezia, nei pressi del Fortino Sant’Antonio, in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione al Suicidio.

Il World Suicide Prevention Day è promosso a partire dal 2003 ogni anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. È un giorno dedicato a ricordare questo drammatico fenomeno in preoccupante crescita, ma anche a promuovere la consapevolezza nella comunità scientifica e nella popolazione generale sulla salute mentale.

La Panchina Turchese e Viola a Bari è frutto di un progetto creato dalla nostra associazione, Univox Aps, e dal Centro di Servizio al Volontariato San Nicola, in collaborazione con il Comune di Bari e con il supporto dell’associazione Anto Paninabella Odv.

panchina turchese e viola della speranza a bari
Locandina dell’Inaugurazione della Panchina della Speranza

Oltre 4000 morti per suicidio ogni anno in Italia

Secondo gli ultimi bollettini epidemiologici nazionali curati dall’Istituto Superiore di Sanità, il tasso di mortalità ha raggiunto recentemente la quota di 14,5
su 100.000 abitanti: significa che ogni minuto si suicidano più di due persone.

In Italia si registrano ogni anno circa 4000 morti per suicidio e rappresenta una delle prime tre cause di morte tra gli adolescenti, senza dimenticare anche il tasso di persone che ha tentato di togliersi la vita o che ha solo pensato almeno una volta di porre fine alla propria vita per mezzo del suicidio.

Si registra, inoltre, che i casi di suicidio siano aumentati in modo notevole nel corso della pandemia.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, le richieste di aiuto presso i servizi sanitari sono cresciute del 55% rispetto al 2020, soprattutto tra gli under 26.

Fonte: Pexels

Tra i fattori di rischio di suicidio legati anche alla pandemia di COVID-19, si può elencare:

  • distanziamento sociale, che può aver aumentato l’isolamento e la solitudine;
  • consumo di alcol, che può essere aumentato durante il lockdown nei consumatori “a rischio” e che è documentato aumentare nei periodi di crisi;
  • violenza domestica, che può essere aumentata durante il confinamento in casa;
  • restrizione delle libertà personali;
  • stress e burnout per medici e operatori sanitari;
  • comunicazione (anche sui social media) non costruttiva, che può aver causato paura e ansia;
  • riduzione dei servizi dedicati alla prevenzione e cura del disagio mentale e del suicidio o riduzione del personale ad essi dedicato;
  • crisi economica con il conseguente aumento della disoccupazione e della precarietà e riduzione del reddito.

Ho pensieri suicidari: cosa posso fare?

Sappi che qui dietro, mentre leggi queste parole, c’è qualcuno che le ha scritte pensando a te. Siamo in tanti, abbiamo tanti nomi, ma posso assicurarti che siamo uniti da un solo obiettivo: dirti con tutto il nostro cuore che non sei solə, che insieme possiamo trovare una soluzione e che tornare a stare bene è davvero possibile.

Quei pensieri intrusivi sono terribili, lo sappiamo. In questo posto, però, vorremmo che prendessi del tempo per te e valutassi tutto ciò che possa concretamente farti bene a lungo termine. Facciamo una lista insieme:

  • Guardare un’alba o un tramonto: lo sai che guardare l’inizio o la fine del giorno, qualunque sia il panorama e chi hai accanto, ti riscalda il cuore, anche in quelle profondità che tu senti di non percepire più? I colori del cielo, l’aria, il respiro fresco, i profumi della natura. Se sei sulla Panchina, inoltre, sai che puoi guardare a pochi passi sia l’alba sia il tramonto sul mare di Bari? Incredibile, vero? La abbiamo scelta anche per questo!
  • Manda un messaggio ad una persona che vorresti sentire: non solo può far stare bene te, ma anche chi riceve il tuo messaggio. Non avere timore di spiegare ciò che stai provando, non sei costrettə a parlarne subito. Non isolarti e non importi distanze con il mondo esterno: il timore, la rabbia, il fastidio passeranno quando avrai trovato qualcunə con cui farlo.
  • Prendi un momento per camminare nella natura: in qualunque posto tu ti trova, c’è sempre un luogo di verde e di pace interiore. Qui puoi passeggiare, camminare senza scarpe, cogliere dei fiorellini, toccare l’erba o l’acqua con le mani e riflettere sulle emozioni che stai provando. Se ti va, puoi appuntarle su un blocco notes e parlare con qualcuno di ciò che hai provato.
  • Prendi un foglio e disegna: a volte parlare è difficile, ma disegnare può aiutarti a sfogare emozioni represse. Sembra ridicolo, ma promesso…è davvero un’esperienza speciale! Che tu usa colori o matite, non fa nulla. Lasciati andare.
  • Chiudi gli occhi e pensa ad un momento felice: può essere difficile in questo momento, ma dentro di te, nella tua buona anima, c’è un piccolo ricordo (forse anche più di uno) che può donare un po’ di serenità e gioia al tuo cuore in questo momento. Quella spensieratezza provata, promesso, può tornare. E ora ti proponiamo qualche alternativa.

Ricorda i numeri di emergenza

Se senti di trovarti in pericolo, fai uno screenshot di questa tabella e ricorda che ci sono dei numeri di emergenza attivi per te, i cui operatori sono volontari debitamente formati per risponderti e supportarti.

Tabella di recapiti telefonici per emergenza

A chi posso chiedere aiuto?

Innanzitutto, sappi che chiedendo aiuto non sei in alcun modo un fallitə. Dimostri solo di avere un grande amore per te e noi non possiamo che essere fieri di te. Quando vivi momenti come questi, in cui senti che tutto sta diventando troppo pesante e difficile, è importante mettersi in contatto con un professionista della salute mentale. Ne hai mai sentito parlare? Ecco di chi parliamo:

Fonte: Pexels
  • Psicologo/a: è una persona laureata in Psicologia, che ha poi conseguito l’abilitazione mediante esame di stato ed è iscritto all’Albo dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. La professione di psicologo deve essere praticata seguendo una specifica normativa, il codice deontologico, che ne definisce diritti e doveri.
  • Psichiatra: è una persona laureata in Medicina e Chirurgia e che ha ottenuto una specializzazione in Psichiatria affrontando un’ulteriore specializzazione. Lo psichiatra valuta la sintomatologia, il decorso clinico e suggerisce una cura che può orientarsi verso un trattamento farmacologico e/o psicoterapeutico.
  • Psicoterapeuta: è una persona laureata in Psicologia o in Medicina e Chirurgia e che ha conseguito un’ulteriore specializzazione di Psicoterapia. La psicoterapia racchiude in sé una grande varietà di approcci, ognuno con metodi e orientamenti diversi.
  • Neurologo/a: è una persona laureata in Medicina e Chirurgia, specializzata in Neurologia. Si occupa della diagnosi e del trattamento dei problemi che colpiscono il cervello, il midollo spinale e i nervi, senza però ricorrere alla chirurgia, ambito di azione del neurochirurgo.

Ti consigliamo la lettura di questo opuscolo piccolo e prezioso, allestito dall’Associazione Auto Mutuo Aiuto nel suo progetto “Invito alla vita” e dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento.

Conosco una persona che ha pensieri suicidari: cosa posso fare?

Un’efficace azione di prevenzione del suicidio richiede che ognuno sia a conoscenza dei fattori di rischio e sappia come gestirli. C’è una cosa che molto spesso le persone ignorano: la maggior parte delle persone a rischio di suicidio vuole vivere, ma non riesce a trovare possibili alternative ai loro problemi.

In alcuni casi possono esserci chiari segnali di intenzione suicida, ma spesso coglierli risulta anche molto difficile e non si sa come rispondere alle richieste di aiuto, specialmente quando non esplicite. É importante anche ricordare che parlare di suicidio con la persona in questione a fine di indagine non determina in questa una spinta a compiere il gesto. Al contrario, chi è in crisi e pensa a togliersi la vita può sentirsi sollevato dallo sperimentare un contatto con l’altro, dal ricevere ascolto.

Fonte: Pexels

1. Riconosci i tuoi limiti e chiedi aiuto ai professionisti

Prestare supporto a chi non sta bene è essenziale, ma si può arrivare fino ad un certo punto: chiedere aiuto a validi professionisti della salute mentale diventa un’operazione inevitabile e di vitale importanza.

Negare le proprie difficoltà e non affrontarle può compromettere il proprio benessere psicologico e interferire negli obiettivi personali, sia in ambito relazionale che sociale e lavorativo. Quella di intraprendere un percorso di terapia e di chiedere aiuto sono senza dubbio due scelte importanti che è giusto affrontare.

2. Sii consapevole dei campanelli di allarme

Esistono alcuni segnali definiti diretti quando presagiscono un pericolo alto di suicidio e a cui, dunque, occorre prestare attenzione. Alcuni di questi:

Fonte: difesa.it

Altri sono segnali indiretti, ossia che definiscono una condizione di malessere da non sottovalutare. Tra questi:

  • Uso di sostanze (droghe), aumento o uso eccessivo di alcol, sigarette;
  • Sensazione di mancanza di significato – non sentirsi in grado di raggiungere lo scopo, nessuna ragione per vivere
  • Spericolatezza, avventatezza, comportamento rischioso o sregolato;
  • Sentirsi intrappolati o bloccati in una brutta situazione, senza via d’uscita
  • Ritiro sociale – stare lontano dalla famiglia, dagli amici e dai colleghi;
  • Ansia – agitazione o irritabilità;
  • Cambiamenti dell’umore – nessun interesse per le cose che di solito preferiscono fare;
  • Alterazioni del sonno – difficoltà a dormire o dormire troppo;
  • Senso di colpa o vergogna.

3. Comunica in modo consapevole, empatico e non giudicante

Cosa puoi fare

  • Ascolta attentamente e con calma, nell’ottica di non giudicare;
  • Abbi un atteggiamento di accettazione e comprensione;
  • Parla onestamente e con semplicità;
  • Esprimi la tua preoccupazione e lo spirito di solidarietà;
  • Offriti di accompagnare nella ricerca di aiuto.

Cosa NON fare:

  • Interrompere il racconto della persona che si sta confidando;
  • Esprimere giudizi e commenti non richiesti;
  • Minimizzare il disagio o paragonarlo a forme di malessere vissute in prima persona;
  • Affermare che il disagio passi da solo.
Fonte: Pexels

Domande utili che puoi fare:

  • Come stai in questo momento?
  • Che emozioni stai provando?
  • Come descriveresti questo momento?
  • Senti che nessuno si prende cura di te?
  • Senti che non vale la pena di vivere?
  • Ti è capitato di fare piani per porre fine alla tua vita?
  • Hai già pensato a come farlo?
  • Hai già i mezzi per commettere suicidio?
  • Quando hai deciso di metterlo a compimento?
  • Ti aiuto a chiedere aiuto, ti va?

Voglio la Panchina Turchese e Viola nella mia città

Siamo entusiasti di questa ambizione e saremo felici di aiutarti! Prossimamente uscirà un articolo nel nostro Blog in cui ti daremo tutte le info e i consigli per poterlo fare. Nel frattempo, ricorda di seguirci su Facebook e Instagram e di entrare nella nostra Community su Whatsapp per non perdere nessun aggiornamento!

Nel frattempo, siamo disponibili per qualsiasi iniziativa, progetto o collaborazione.

Fonte: univox.it

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