I fuorisede non potranno votare alle elezioni politiche
I fuorisede non potranno votare alle elezioni politiche

I fuorisede non potranno votare alle elezioni politiche

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I fuorisede non potranno ancora godere del diritto di votare nella città in cui vivono. Parliamo principalmente di giovani che si spostano per studiare, magari dal sud verso il nord e quindi, per poter avere diritto all’art.48 della nostra Costituzione che letteralmente recita che “il diritto di voto non può essere limitato“, sono costretti non solo a pagare dei biglietti molto dispendiosi, ma anche a spendere tantissime ore in viaggi paragonabili a un’Odissea. Potranno, invece, votare per le elezioni europee (ma non si sa se si riuscirà per quelle del 2024) e per i referendum.

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Apriamo una piccola parentesi per chi non sa chi siano i fuorisede. In un articolo scritto per le scorse elezioni politiche, abbiamo definito queste persone come “giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, il loro voto equivale al 10 per cento delle elettrici e degli elettori“, ma secondo commentatori, analisti e studiosi nei talk show il numero di fuorisede è fra il 35 per cento e il 40 per cento, quindi un gran numero che sicuramente fa la differenza nel momento in cui si sceglie il leader del Paese. In particolare, è importante nel momento in cui ci si lamenta dell’astensionismo dei giovani.

Abbiamo anche fatto una digressione su come votano le persone che non vivono nella propria residenza, all’estero. Allo stato attuale, solo Cipro, Malta e Italia non consentono di far votare gli studenti e i lavoratori fuorisede. In Spagna, invece, possono votare, ma esprimendo la loro volontà almeno dieci giorni prima delle elezioni alla delegazione provinciale Ufficio del censimento elettorale; in Francia, Belgio e Paesi Bassi si prevede il voto per delega, ciò significa che se l’elettore è assente durante il giorno delle elezioni può votare una persona che viene delegata per esprimere il suo voto. In Italia, invece, continuiamo a restare nel Medieovo.

Io voto fuorisede… Ma non alle elezioni politiche

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È stato compiuto un passo avanti: la Camera ha inizialmente approvato la proposta di legge che autorizza il governo a preparare le norme necessarie per consentire il voto dei cittadini fuorisede. Secondo la delega, l’esecutivo dovrà intervenire entro 18 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, il che significa che entro un massimo di un anno e mezzo il governo sarà tenuto a emettere i decreti legislativi necessari. Il voto dei cittadini fuorisede sarà quindi possibile per le elezioni europee (anche se è improbabile che la delega diventi legge entro il 2024) e per i referendum. Non è previsto per le elezioni politiche.

Festeggia la maggioranza. Guerino Testa (FdI), dichiara: “Oggi scriviamo una bella pagina per la democrazia: il via libera alla legge che introduce il voto in un Comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura fissa un principio di civiltà. È un ulteriore passo nel percorso di riavvicinamento nel rapporto tra cittadini e Istituzioni che la cattiva politica aveva minato. Spiace per l’atteggiamento dell’opposizione, incapace di cogliere la portata di uno strumento moderno e innovativo“.

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La proposta di legge ora dovrà passare al Senato, ma è evidente che durante l’esame in commissione sono state apportate numerose modifiche che l’hanno completamente stravolta, suscitando diverse critiche da parte dell’opposizione. Marianna Madia, esponente del PD, ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a una maggioranza sorda che distorce una proposta di legge dell’opposizione sul voto dei fuorisede, un diritto già garantito in tutte le democrazie avanzate. La delega proposta dilata i tempi oltre le prossime elezioni europee e, soprattutto, nega la possibilità a milioni di persone, spesso giovani studenti o lavoratori, di votare alle elezioni politiche“.

La questione sollevata riguarda il fatto che la proposta di legge originariamente presentata dall’opposizione è stata trasformata in una delega in bianco dal governo, e quindi sorge “un problema di merito: quello di eliminare le elezioni politiche, che sono le più importanti e rappresentano il cuore dell’introduzione di questo diritto di voto per i fuorisede nel nostro sistema giuridico. È evidente che il governo e la maggioranza hanno un serio problema con le nuove generazioni del nostro Paese“.

Anche Silvio Lai, sempre del PD, concorda, affermando che il testo iniziale “avrebbe permesso di favorire il diritto di voto fin da subito“, mentre adesso è diventato “solo una legge delega in cui viene eliminata la possibilità di estendere la nuova norma anche alle elezioni politiche“. “È evidente che la destra e il governo si muovono in direzione opposta rispetto alla necessità di promuovere la partecipazione alle competizioni elettorali. Questo è un ulteriore segnale che la destra e la democrazia faticano a convivere sotto lo stesso tetto“, conclude Lai.

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