Pride Month 2023: perché dobbiamo essere tutti uniti nel celebrarlo
Pride Month 2023: perché dobbiamo essere tutti uniti nel celebrarlo

Pride Month 2023: perché dobbiamo essere tutti uniti nel celebrarlo

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Giugno non è un mese speciale per l’incombenza dell’estate: sin dai primi giorni, tutto il mondo si dipinge con i colori dell’arcobaleno in onore del Pride Month, il Mese dell’Orgoglio. Si tratta di una ricorrenza di carattere internazionale volto ad evidenziare l’importanza della lotta per i diritti della comunità LGBTQIA+ e per la quale l’unione per il riconoscimento di libertà da considerare umane è essenziale.

pride

Ancora oggi, ci sono tantissimi pregiudizi e incertezze su tali argomenti, motivo per cui è da reputare essenziale l’insegnamento nei contesti formativi dell’educazione di genere, che prevede l’apprendimento di nozioni relative ai sessi e alla parità di genere.

L’obiettivo è chiaramente quello di offrire un ambiente di crescita che rispetti le peculiarità personali, assecondando i singoli vissuti degli studenti e contribuendo a scogliere tutti quei falsi stereotipi che inevitabilmente la società ci propone nel quotidiano. É, infatti, la consapevolezza a fare la differenza.

In uno scorso articolo (puoi leggerlo qui), abbiamo parlato della tragedia che coinvolse Cloe Bianco, docente veneta che, dopo aver annunciato un coming-out, si suicidò dopo l’alta e ingiusta polemica che ne derivò: non possiamo più restare a guardare.

Partiamo dalle basi: cosa si intende per LGBTQIA+?

La terminologia utilizzata quando ci si riferisce alle questioni legate ai diritti omosessuali (nell’accezione più generica) è progredita variamente nel corso dei tempi, acquisendo sempre nuove sfumature. Spesso si è sentito parlare di “Comunità LGBT”, una sigla che, nella nuova avanguardia, vuole una più ampia sigla più inclusiva: LGBTQIA+.

Ormai potremmo dire che ci sono probabilmente più identità nella comunità che colori dell’arcobaleno. Ogni lettera rappresenta, infatti, un’identità sessuale differente. Ma cosa significa di preciso? A chi ci riferiamo?

L: Lesbica – Una donna che è attratta romanticamente, fisicamente o emotivamente da un’altra persona di sesso femminile. 

G: Gay – Un uomo che è attratto romanticamente, fisicamente o emotivamente da un’altra persona di sesso maschile.

B: Bisessuale – Una persona che è attratta romanticamente, fisicamente o emotivamente sia da uomini che da donne.

T: Transgender – Quando l’identità di genere o l’espressione di genere differisce dal sesso biologico/genetico. Persone che hanno iniziato un percorso di transizione (o non vogliono terminare completamente l’iter medico/legale) verso il sesso opposto rispetto a quello di nascita. Se tale percorso è dal maschile al femminile, l’individuo sarà MtF (male to female). In caso contrario, FtM (female to male).

É importante tener conto anche di altre terminologie utilizzate attorno alla lettera T che risultano spesso confuse o poche chiare:

Transessuale – così come il transgender, l’identità di genere o l’espressione di genere differisce dal sesso biologico/genetico ma, il transessuale è colui che già ha compiuto tutto il processo di trasformazione sia medico/chirurgico che legale. 

Drag Queen – sono artiste, indossano costumi, trucchi, parrucche e accessori molto appariscenti per intrattenere il loro pubblico.

Travestito – una persona che prova piacere (non per forza strettamente sessuale) nell’indossare abiti tipici del sesso opposto.

Q: Queer – Un termine generico che abbraccia una varietà di preferenze sessuali, orientamenti e abitudini di coloro che non aderiscono alla maggioranza eterosessuale. In precedenza questo termine veniva utilizzato in modo dispregiativo, tuttavia, attualmente è stato recuperato e ridefinito all’interno della comunità LGBTQIA. 

Queer si basa sull’idea che qualunque etichetta (lesbiche, gay, bisessuali, transgender ecc..) non è in grado di spiegare in modo esauriente l’identità di una persona. Un termine prima politico e poi culturale per coloro che non si riconoscono nelle categorizzazioni classiche sull’identità di genere, indipendentemente dai rapporti sentimentali instaurati. 

Oggi questa parola è utilizzata come sinonimo onnicomprensivo dell’intera comunità LGBTQIA.

I: Intersessuale – persona i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili. Un individuo intersessuale può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili. Le cause di tali caratteristiche possono essere varie, sia congenite che acquisite (come nel caso di alcuni disturbi ormonali). 

A

A: Asessuale: persona che non sperimenta l’attrazione sessuale per gli altri e/o l’interesse o il desiderio sessuale.

Alcuni propongono anche un secondo significato per la lettera A: Alleato – una persona che non si identifica come LGBTQIA, ma sostiene i diritti e la sicurezza di questa comunità.

Un po’ più chiaro adesso, vero?

Quando nasce il Pride (e perché proprio chiamarlo così)?

La storia del Pride mette le sue radici negli anni ’60 negli Stati Uniti, quando era frequente che i poliziotti organizzassero delle retate nei locali gay picchiando, arrestando e minacciando i membri della comunità LGBTQ+ che erano lì solo per divertirsi. Decenni di oppressione furono la miccia che fece accendere la prima rivolta.

Era la notte del 27 giugno del 1969 e un gruppo di poliziotti fece irruzione nel club gay Stonewall Inn di New York. Per la prima volta la comunità LGBTQ+ non rimase a guardare e decise di rispondere alle manganellate con altrettanta violenza. Leggenda vuole che fu Sylvia Rivera a scagliare il primo colpo levandosi la scarpa col tacco e lanciandola contro un poliziotto.

Il primo giorno i poliziotti furono 10, ma si ritrovarono a dover lottare contro almeno 500 persone tra i frequentatori dello Stonewall Inn e altre persone della comunità LGBTQ+ che corsero in aiuto. Il secondo giorno di scontri la polizia schierò anche l’unità utilizzata per gli scontri sulla guerra in Vietnam, ma si ritrovarono almeno 1000 persone contro e in prima linea una fila di drag queen pronte a deriderli con uno slogan pensato proprio per loro. 

We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees!

Siamo le ragazze dello Stonewall
Abbiamo i capelli riccioluti
Non indossiamo intimo
Vi mostriamo i nostri peli pubici
E mettiamo delle salopette corte…
…sopra le nostre ginocchia da checche!

Per tutti i giorni a seguire la comunità gay decise di scendere in strada mostrando a tutti che loro esistevano e che era finito il tempo di nascondersi. Lo slogan era uno ed era chiarissimo: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.” (Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio).

E gli anni successivi?

Esattamente un anno dopo, in memoria dei moti di Stonewall, fu organizzato il primo Gay Pride a New York, inizialmente chiamato Christopher Street Liberation Day March. Durante questa marcia i partecipanti scesero in strada indossando i vestiti più sgargianti, slip e costumi da bagno. Questa marcia serviva a dire in modo inequivocabile che le regole sociali erano regole di repressione e che nessuno aveva più voglia di seguirle.

comunità lgbt

Sempre quello stesso anno furono organizzate altre manifestazioni a Chicago, San Francisco e Los Angeles. E fu proprio Los Angeles la prima città ad ottenere che la strada in cui sarebbe avvenuta la manifestazione fosse transennata così da organizzare una vera e propria parata.

Nel giugno del 1999, l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton dichiarò l’anniversario dei moti di Stonewall, il Mese dell’orgoglio Gay e Lesbico. Nel 2011, Barack Obama ampliò il Mese dell’orgoglio ufficialmente riconosciuto per includere l’intera comunità LGBT. Nel 2021, il Presidente Joe Biden ha riconosciuto il Mese dell’Orgoglio e si è impegnato a promuovere i diritti LGBT negli Stati Uniti d’America.

L’importanza del Pride oggi

Seppur nascendo come manifestazione politica, oggi il Pride ha assunto un valore decisamente maggiore: si tratta di tutelare libertà e diritti non solo di una comunità, ma di esseri umani che hanno scelto di non nascondersi, di esplorare se stessi e di combattere contro i ferrei stereotipi sociali, che danneggiano non solo a livello mentale e fisico, ma anche a livello d’identità.

É bene specificarlo: la parata del Pride non è riservata alla comunità LGBTQIA+, ma anche per tutti coloro che si riconoscono eterosessuali. Scegliere di supportare questa ricorrenza significa accettare e avere cura degli universi altrui, che molte persone faticano a comprendere e ad accettare, ma che dovrebbe essere un’assoluta priorità riconoscere. Siamo tutti esseri umani e proprio per questo motivo dobbiamo disporci in prima linea senza limiti di alcun tipo.

L’unione fa la forza, sempre.

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