Secondo ItaliaOggi il prossimo lunedì, 25 settembre, dovrebbe essere finalmente pubblicato in gazzetta il decreto sui 60 CFU, che stabilisce come i futuri insegnanti potranno accedere alla carriera dei loro sogni. Insomma, hanno lasciato in bilico per mesi un’intera categoria di studenti, uscendo poi fuori con il pagamenti di ben €2000/€2500 senza alcun diritto alla borsa di studio. La bozza, infatti, è stata approvata, e le possibilità che qualcosa sia cambiato sono davvero poche: ma chissà, magari questo governo, finalmente, ci stupirà!

«Approvata questa notte dal Senato la modifica al DL 36, nell’ambito della formazione docenti, con cui abbiamo stabilito che il tirocinio rappresenterà il 30% dei 60 crediti complessivi, quindi 20 crediti (12 ore per ogni credito)», ha detto l’ex ministro dell’istruzione Bianchi alla Camera. È stato quindi ufficialmente approvato con 179 voti a favore, 22 contrari e nessuna astensione, il percorso di 60 CFU per poter diventare un insegnante alle scuole medie e alle scuole superiori, che sarà gestito dalle singole università e si concluderà con una prova scritta e una lezione simulata, dopo ben un anno in prova. Così è come era stato stabilito che sarebbe stata la prova:
- una prova scritta con più quesiti a risposta aperta volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché sulle metodologie e le tecniche della didattica generale e disciplinare, sull’informatica e sulla lingua inglese;
- prova orale: nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e le capacità e l’attitudine all’insegnamento anche attraverso un test specifico;
- valutazione dei titoli;
- graduatoria di merito, in base ai punteggi ottenuti nella prova scritta, nella prova orale e nella valutazione dei titoli, nel limite dei posti messi a bando (quindi la GM comprende i soli vincitori).
A ciò si dovrebbe aggiungere anche l’anno in prova: per superare questo periodo, bisognerà svolgere servizio almeno per 180 giorni, di cui 120 in attività didattiche, e in più ci sarà un test finale e una valutazione del dirigente scolastico che sarà ascoltato dal comitato per la valutazione dei docenti, sulla base dell’istruttoria di un docente tutor. Se non lo si supera, può essere ripetuto una sola volta. Se lo si supera, il docente lavorerà nella stessa scuola. O almeno, così dovrebbe essere.

A questo poi dobbiamo aggiungere anche che, in realtà, il corso costerà la bellezza di €2000 per chi ancora non si è laureato, e €2500 per gli altri. Ci sarà anche la possibilità di fare 30 CFU invece che 60 CFU, se si posseggono già i 24 CFU, rendendo l’insegnamento classista, perché non tutti hanno la possibilità di spendere €2000, per poi dover fare anche un tirocinio: in altre parole, si paga per lavorare, ma in che stato civile una cosa del genere viene approvata?
L’approvazione del decreto sui 60 CFU
Il 31 luglio scorso, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che stabilisce i nuovi percorsi di formazione iniziale per gli insegnanti della Scuola secondaria di I e II grado ha ricevuto la firma ufficiale. Di conseguenza, il cosiddetto DPCM 60 CFU, che regola il percorso di formazione dei docenti, sarà a breve pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Questo evento ci permetterà di ufficialmente prendere posizione, ad esempio manifestando pacificamente o esprimendo le nostre opinioni in merito. L’annuncio della pubblicazione è stato fatto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito attraverso un comunicato.
«Finalmente varata una riforma attesa da oltre un anno. I prof dei nuovi percorsi avranno una formazione molto strutturata disciplinarmente e pedagogicamente. Sarà decisiva la capacità di motivare i ragazzi e di valorizzarne i talenti», leggiamo nella pagina dedicata sul sito del Ministero dell’Istruzione e del merito, che fa anche sapere che «il provvedimento è stato varato al termine di un’articolata interlocuzione con la Commissione europea e dopo il confronto con le Organizzazioni sindacali e l’acquisizione dei pareri degli organi consultivi rappresentativi del mondo della scuola e di quello accademico, di cui sono stati recepiti molteplici suggerimenti e indicazioni».
«Con questo Decreto abbiamo varato una riforma del PNRR che era attesa da oltre un anno. La firma del nostro articolato al 31 luglio, dopo un confronto serrato e costruttivo con la Commissione europea e in piena intesa con il Ministero dell’Università, consente di avviare i percorsi universitari già nel prossimo anno accademico e, in coordinamento con le altre procedure di reclutamento, i concorsi previsti dal PNRR», ha affermato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

«Grazie a queste misure avremo una nuova generazione di insegnanti fortemente strutturati, con alle spalle un importante percorso di formazione disciplinare e pedagogica e meccanismi di valutazione che garantiranno l’efficacia didattica. Questo nuovo corso è un salto in avanti nell’ottica della qualità dell’insegnamento e della costruzione di una scuola che sia davvero punto di riferimento per le famiglie e per gli studenti», ha aggiunto. Viene spiegato che i punti principali del DPCM sui 60 CFU sono:
- La previsione di un rigoroso sistema di accreditamento affidato all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), che definisce i percorsi di contenuto, le procedure di monitoraggio sul livello qualitativo della formazione e la valutazione finale degli aspiranti docenti;
- La conclusione del percorso con un esame finale: una prova scritta e una lezione simulata, il cui superamento garantirà ai candidati il conseguimento della formazione professionalizzante delineata dagli standard minimi del docente abilitato, grazie alle modalità di svolgimento della prova e alla specifica composizione prevista per la commissione giudicatrice;
- Una valutazione periodica “ex post” da parte dell’ANVUR che, per assicurare omogeneità della qualità dell’offerta formativa da parte delle università, terrà conto del “tasso di successo” dei nuovi abilitati alle procedure di reclutamento per la scuola.
E quindi adesso? Adesso dobbiamo semplicemente attendere che sia pubblicato sulla Gazzetta, per comprendere se davvero il governo lo ha approvato così com’è, oppure ci sono speranze. Sicuramente, però, gli studenti cominceranno a mobilitarsi e a farsi sentire.
Secondo me avrebbero dovuto essere organizzati meglio, più applicativi e meno nozionistici. E questo mi sa che ciò varrà anche per i 60 CFU della nuova riforma.
— Marco♊💙💛💜 (@marco_itsame) September 19, 2023
Comunque più che pedagogia sarebbe opportuno fare didattica della disciplina bene. E con metodi aggiornati.
Giulia, 24 anni, blogger. Ipersensibile, empatica fino alla sofferenza, amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Il mio sogno nel cassetto è rivoluzionare il sistema scolastico e universitario basato su un merito che fa soffrire.
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