Il 23 settembre di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale della Visibilità e dell’Orgoglio Bisessuale, una giornata che ha lo scopo di contrastare i pregiudizi che colpiscono le persone bisessuali : destigmatizzando la bisessualità ci si auspica di sradicare la discriminazione a essa associata.
Tale giornata fu istituita nel 1999 da tre attivistə dei diritti bisessuali: Wendy Curry, Gigi Raven Wilbur e Michael Page, quest’ultimo noto per aver creato la bandiera bisessuale.
Lə tre scelsero proprio settembre per celebrare l’orgoglio bisessuale in onore del mese di nascita di Freddie Mercury che, ricordiamo, è un’icona bisessuale e non omosessuale come invece si crede: questa scelta sottolinea la necessità di rendere visibile un orientamento sessuale spesso cancellato, recuperando le radici dell’orgoglio e la memoria storica di una comunità da sempre presente.
Durante lo stesso mese, a partire dal 16 settembre fino alla Giornata Mondiale della Visibilità e dell’Orgoglio Bisessuale, si celebra inoltre la Settimana della Consapevolezza Bisessuale con l’obiettivo di fare informazione sulla storia, sulla scienza e sulla cultura della bisessualità, ponendo l’accento sulle istanze bisessuali al fine di creare una rete tra le identità bi+.
Con questo articolo ci proponiamo da un lato di fornire una lettura dell’orientamento bisessuale scevra da preconcetti, dall’altro, creare un movimento che faccia riemergere le soggettività bisessuali dall’invisibilità che cancella il loro diritto di esistere.
Martina Palladino, attivista orgogliosamente bisessuale e studentessa di Psicologia, ci accompagnerà nella conoscenza di questo orientamento sessuale.
Che cosa si intende con il termine “bisessualità” ?
La bisessualità è anzitutto un orientamento sessuale, in questo articolo precedentemente pubblicato abbiamo dato uno sguardo a tutti gli altri orientamenti sessuali.
Il The Bisexuality Report definisce la bisessualità come un termine ombrello che indica, in generale, il provare attrazione nei confronti di persone di più di un genere, configurandosi dunque come un orientamento plurisessuale.
Nello specifico, l’attivista bisessuale Robyn Ochs definisce la bisessualità come “il potenziale di essere attrattə, sentimentalmente e/o sessualmente, da persone di più di un [genere], non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nello stesso modo e non necessariamente con la stessa intensità”; si tratta di una definizione molto cara alla comunità bi+ poichè evidenzia come non sia necessario che le persone bisessuali, per definirsi tali, debbano provare un’attrazione “quantitativamente” identica verso persone di più generi; inoltre questa definizione va oltre l’idea erroneamente diffusa secondo cui la bisessualità sia binaria.
Il fraintendimento sul presunto binarismo della bisessualità è veicolato poiché si assume che il prefisso “bi” stia a indicare l’attrazione provata verso “due” generi, quello maschile e quello femminile: il The Bisexual Manifesto chiariva già nel 1991 di “non dare per scontato che la bisessualità sia di natura binaria o duale; che dobbiamo avere ‘due’ lati o che dobbiamo essere coinvoltə contemporaneamente con entrambi i generi per essere esseri umani realizzati. In effetti, non date per scontato che ci siano solo due generi”.
La bicancellazione
Le persone che si identificano come bisessuali rappresentano il 4% della popolazione mondiale, costituendo la minoranza sessuale più ampia della comunità LGBTQIA+.
Come è possibile che l’orientamento minoritario più diffuso sia ancora largamente invisibile?
La risposta è racchiusa nel termine “bicancellazione” che indica il processo mediante il quale la bisessualità e le persone bisessuali vengono invisibilizzate e cancellate in molti ambiti del quotidiano, dai media mainstream alla comunità queer, dalla ricerca alla psicoterapia.
Le principali modalità attraverso cui si invisibilizza la bisessualità sono le seguenti:
• ignorare l’orientamento bisessuale, concependo esclusivamente l’esistenza dell’eterosessualità e dell’omosessualità;
• considerare la bisessualità come una fase temporanea e instabile;
• svalutare la bisessualità come orientamento legittimo, associandola a forme di sessualità devianti.
Kenji Yoshino interpreta la cancellazione della bisessualità alla luce di un contratto non scritto, definito “contratto epistemico della cancellazione bisessuale”, stipulato congiuntamente dalle persone eterosessuali e omosessuali che avrebbero un mutuo interesse nell’invisibilizzare l’orientamento bisessuale poiché ritenuto una minaccia agli equilibri di un sistema sociale, culturale e politico che si regge, invece, su un rigido binarismo.
In questo articolo possiamo ritrovare una menzione al contratto epidemico sopracitato , curato dall’attivista Tea Albanese.
Gli stereotipi sulla bisessualità: verso la discriminazione
Sono diversi gli stereotipi legati alla bisessualità e tra i più comuni ritroviamo la concezione per cui la bisessualità è solo una fase e le persone bi+ sono confuse; o ancora la bisessualità vista come una maschera per nascondere la propria omosessualità, soprattutto per gli uomini; non di meno la concezione erronea per cui le persone bi+ hanno più probabilità di tradire il partner; le donne che si definiscono bisessuali, invece, stanno solo facendo un’esperienza nuova per solleticare lo sguardo maschile; infine, la concezione per cui le persone bi+ trasmettono l’HIV ed altre infezioni sessualmente trasmissibili a causa della loro vita sessuale promiscua.
La psicologia sociale ci insegna che gli stereotipi hanno una funzione di risparmio cognitivo; tuttavia questi non solo orientano il pensiero, ma alle volte possono essere utilizzati per formare un pregiudizio.
I pregiudizi e gli stereotipi sono i precursori dello stigma sessuale associato alle minoranze sessuali, evidenziando una dinamica di potere basata sull’opposizione noi-altrə che apre la strada alla discriminazione. Nello specifico, la bisessualità è oggetto di una doppia discriminazione: sia le persone eterosessuali sia quelle omosessuali mostrano di avere pregiudizi antibisessuali.
La binegatività
Lo stigma sessuale associato alla bisessualità favorisce la binegatività, un costrutto psicologico che indica l’insieme degli atteggiamenti stigmatizzanti assunti nei confronti delle persone bi+ a causa del loro orientamento sessuale, atteggiamenti che spesso si traducono in azioni ostili, aggressioni ed episodi di esclusione sociale e di invalidazione identitaria.
Le persone bi+ possono subire varie forme di ostilità: essere invisibilizzate quando si dà per scontato il loro orientamento sessuale a seconda del genere del partner con cui hanno una relazione; dubitare della bisessualità di una persona sottoponendola a domande insistenti sulla sua condotta sessuale, domande che in altri contesti sarebbero riconosciute come dichiaratamente discriminanti; feticizzare e deumanizzare le soggettività bi+ spesso costrette alla pressione di performare la propria sessualità, in quanto frequentemente rappresentate come ipersessualizzate.
La continua esposizione a stereotipi, pregiudizi, discriminazioni e aggressioni può condurre le stesse persone bisessuali a interiorizzare tali atteggiamenti negativi; tra le caratteristiche associate all’interiorizzazione della binegatività ritroviamo la scarsa stima di sé, sentimenti di vergogna, incertezza, difficoltà nel fare coming out ed elevati livelli del senso di colpa.
Bisessualità e salute mentale: fattori di rischio e fattori protettivi
Le persone bi+ rappresentano la popolazione che sviluppa maggiormente problemi legati alla salute mentale: esse presentano elevati livelli di sofferenza psicologica che si traduce in ansia, depressione, comportamenti autolesionistici, suicidalità, abuso di alcool e di sostanze stupefacenti.
Il disagio psicologico esperito dalla minoranza bi+ può essere interpretato alla luce della cornice teorica del minority stress, o stress di minoranza: tale modello teorico evidenzia come lo stigma associato alle minoranze, e la conseguente emarginazione, sia fonte di un forte stato di tensione che, cronicizzandosi, può avere degli esiti negativi sulla salute psicofisica di chi lo vive.
L’invalidazione e l’invisibilizzazione della bisessualità, gli stereotipi di cui essa è oggetto, la tendenza a non fare coming out e la doppia discriminazione subita da parte di eterosessuali e omosessuali sono tutti stressors specifici che colpiscono la comunità bi+.
Il modello dello stress di minoranza se da un lato sottolinea quali sono i fattori di rischio che impattano sulla salute mentale delle minoranze al fine di riconoscerli e prevenirli, dall’altro pone l’accento su un fattore protettivo fondamentale quale la resilienza, ovvero la capacità di affrontare e superare in modo adattivo eventi dolorosi e destabilizzanti.
Un fattore di resilienza di assoluta rilevanza per le persone bi+ è il senso di appartenenza alla comunità di cui si fa parte: appartenere a un gruppo in cui vi siano altre soggettività con cui condividere bisogni personali ed emotivi permette di sentirsi accoltə all’interno di un ambiente non giudicante e non stigmatizzante.
A causa della reiterata esperienza di doppia esclusione sociale si esplicita la necessità di creare spazi attraversati e abitati specificamente dalle soggettività bi+: la possibilità di riconoscersi nelle esperienze dellə altrə e l’accettazione incondizionata favoriscono la valorizzazione dell’identità bi+.
La visibilità è un altro fattore di resilienza essenziale per la comunità bi+ poiché rafforza il senso del sé; spesso le persone bi+ risultano inaccessibili l’una all’altra poiché invisibili (e invisibilizzate!), pertanto è importante mettere in atto delle strategie di bi-visibilità come: correggere le supposizioni delle altre persone quando assumono erroneamente che siamo eterosessuali o omosessuali; utilizzare nell’abbigliamento degli elementi, come delle spille, che rimandino ai colori delle bandiere bi+; fare coming out in modo diretto se ci si sente abbastanza safe e se lo si desidera (fare coming out non è un obbligo!), oppure utilizzare una comunicazione indiretta ad esempio postando dei post informativi sulla bisessualità sui propri social.
Una sola voce per la voce di tuttə
Quando ho ammesso a me stessa di essere bisessuale avevo sedici anni e un sacco di binegatività interiorizzata.
Nel corso degli anni ho esplorato le sfumature della mia identità in un processo di scoperta che non sarebbe stato lo stesso se non avessi avuto delle persone meravigliose con cui condividerlo: ho infatti avuto l’immensa fortuna di essere da sempre circondata da altre persone bi+ con cui, oltre a condividere una profonda amicizia, ho compreso l’importanza di creare legami di appartenenza- in una fase delicata come quella adolescenziale questo può fare tutta la differenza.
Se prima le persone bi+ dovevano affidarsi alla sorte di incontrare altre soggettività plurisessuali, adesso esistono delle realtà associative esclusivamente rivolte a membri bi+: è motivo di particolare orgoglio per me segnalare la nascita di “PanBiStelle”, il gruppo dell’associazione barese LGBTQIA+ Mixed aperto a persone bi+, pan e questioning; si tratta del primo gruppo specificatamente bi+ in Puglia nato dall’esigenza delle stesse soggettività bi+ che, come si legge sui social di Mixed, “hanno espresso il bisogno e la voglia di confrontarsi, condividere esperienze e fare autocoscienza sulla propria identità”.
Dieci anni fa per me sarebbe stato impensabile vivere la mia bisessualità in modo aperto e orgoglioso: credo che il senso della Giornata della Visibilità e dell’Orgoglio Bisessuale possa essere racchiuso nell’immagine di un faro che faccia luce sulle zone d’ombra di tutte quelle persone bi+ che credono di essere sole e invece sono moltitudine.
Citando ancora il The Bisexual Manifesto, “è tempo che la voce delle persone bisessuali venga ascoltata”.
Ringrazio Univox per averci dato la possibilità di usare la nostra.
Biotecnologa forense e studentessa di psicologia con una sete insaziabile di conoscenza.
Attratta dalla scienza e affascinata dalla complessità della mente umana, amo esplorare i misteri che entrambi i campi offrono.
Ogni passo avanti è un nuovo capitolo nel mio percorso infinito di apprendimento.