Sono passate poche ore da quando è stato divulgato per la prima volta il nuovo logo del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Come ogni tipo di evento, ogni novità e avvenimento della nostra attualità, in tempo record si sono diffusi commenti e diverse reazioni – alcune “leggere”, altre notevolmente più “agitate” – soprattutto sui social network e le piattaforme che utilizziamo giornalmente.
Abbiamo già precedentemente parlato della prima grande novità che il nuovo Ministro Valditara ha voluto introdurre fin dall’inizio del suo mandato: il cambiamento del nome del suo ministero, che aggiunge il sostantivo “Merito” alla classica dicitura. È evidente che la scelta di cambiare così radicalmente il logo non faccia che ribadire il concetto: non si parla solo di un Ministero dell’Istruzione, ma si vuole porre l’accento sul Merito, qualunque cosa questa parola voglia significare. Per il Ministro, pare non ci debbano essere fraintendimenti, insomma.
Eppure, si è già molto discusso sul senso di tale merito e su come possa essere deleterio associare tale concetto alla vita scolastica, alla fase delicata e importante che studentesse e studenti affrontano nel loro percorso all’interno della scuola, del fatto che non si tratta semplicemente di studio e nozioni, ma c’è ben altro in gioco. La focalizzazione, però, risulta non volersi soffermare su questo, ma essere totalmente incentrata su quello che è il rendimento, il risultato, il “merito”.
Questa insistenza sul cambio di titolo non è l’unico elemento che colpisce del nuovo logo che ha già fatto il giro del web. Ad attirare l’attenzione è la grafica stessa, con i suoi colori, con le forme che, ad un primo sguardo, risultano semplici e quasi banali.
Il problema della grafica del Ministero dell’Istruzione e del Merito
Subito si può notare quanto differisca dal logo precedente: se prima erano ben evidenti il simbolo della Repubblica Italiana e dell’ulivo (rinomato simbolo di pace e fratellanza), il nuovo logo del MIM non possiede alcun riferimento a tutto questo. Anzi, a dire il vero, è presente il tricolore, all’interno del “puntino” che sovrasta la I (nonostante si tratti di una I maiuscola, dato che abbiamo a che fare con una sigla, dunque di un piccolo errore ortografico, ad esser pignoli). Insomma, l’attenzione all’Italia c’è senz’altro, forse un po’ meno al fatto che questa è una Repubblica.
Altro aspetto che può saltare all’occhio è la forma “bombata” della scritta, poco elegante, a detta dei più, un po’ “cringe”, se si vuole utilizzare un gergo giovanile. C’è chi parla di bruttezza – ma questi potrebbero anche essere gusti personali – e c’è anche chi vede, nella dimensione e nel risultato del logo, un richiamo ai fasci littori.
Che questo sia vero o meno, che sia voluto o no, se ne potrebbe in ogni caso ricavare una riflessione: c’è chi vede qualcosa che ripesca una delle pagine più brutte della nostra storia, una di quelle che la nostra Costituzione dice chiaramente di voler allontanare. Che sia stato fatto di proposito o no, è fraintendibile e, forse, sarebbe meglio se non lo fosse.
Ad ogni modo, è innegabile che si tratti di una grafica molto poco accattivante e che potrebbe anche risultare fastidiosa agli occhi di chi con l’istruzione e il mondo scolastico ci ha a che fare ogni giorno. Non “rende giustizia” alla dimensione della scuola e della formazione, svilendo, in qualche modo, il grande lavoro che – si spera – c’è dietro ad ogni giornata e attività scolastica.
Credo sia doveroso valorizzare davvero un’istituzione come la scuola, così fondamentale per il nostro Paese, anche per mezzo del logo che il suo Ministero possiede. Ministero che, non dimentichiamolo, ha il compito di agire sempre, solo e soltanto a vantaggio della scuola stessa, per migliorarla, valorizzarla, far sì che sia sempre più reale un miglioramento, un’attenzione a chi percorre ogni giorno i corridoi degli edifici scolastici (spesso, ahimè, incredibilmente pericolanti).
Quanto sarebbe bello, per esempio, se venissero coinvolti i protagonisti stessi nella creazione di un nuovo logo: studentesse e studenti, ma anche – perché no – docenti e personale scolastico. Si potrebbero interpellare tali protagonisti, chiedere un’opinione o addirittura permettere a quegli alunni e quelle alunne di istituti come il Tecnico Grafico di partecipare attivamente alla sua creazione.
La scuola non è un concetto aleatorio, è un’istituzione concreta, reale, “grave”. Ma “grave” alla latina, ossia consistente, di un certo spessore. Si potrebbe, dunque, dire che è superfluo soffermarsi così tanto su una “piccola questione”, ma è proprio a partire dai dettagli che si può fare la differenza.
A me più che il logo, mi lasciano perplessi quelli che di solito si sentono “gli intelligenti”, che non sanno che il logo ufficiale di ogni ministero, è quello della Repubblica Italiana.. ma va beh
— Io (@Giudiiiiiiiiii) May 17, 2023