Ancora oggi si tende a definire l’Università come un “programma” in cui le persone devono raggiungere degli obbiettivi, alzare il livello della media e accavallarsi gli esami in corsa al “chi si laurea per primo”.
Ma ci siamo mai chiesti, invece, quanto l’Università soddisfi le nostre aspettative?
Ci dimentichiamo che si, lo studente universitario si pone degli obbiettivi da raggiungere, ma ha anche dei diritti e delle aspettative che l’istituzione universitaria dovrebbe adempiere.
Non si tratta quindi solo di studio-esame-voto.
Si va a creare una dinamica più complessa e profonda che oggi, con questo articolo, andremo ad analizzare.
Quando si decide di iscriversi all’Università, chi per diletto e chi per necessità, si tende a stilare una lista di obbiettivi che troppo spesso sono limitati al: devo prendere il voto più alto, laurearmi con il massimo dei voti, ecc…
Questo provoca inevitabilmente un processo di costante analisi ed autocritica per cui, se ad un esame non prendo il voto migliore o se in una sessione non riesco a dare tutti gli esami che mi sono stabilito, scatta in me quel meccanismo del “non posso farcela, non sono abbastanza”.
Ed è un meccanismo che negli anni si è andato consolidando, dando vita a quella obbligata performance di perfezione a cui molti studenti aspirano ma che nel momento dell’insuccesso non accettano.
Troppo spesso si sente ai notiziari che ragazz che non riescono a soddisfare le aspettative, vivono l’università con angoscia e tristezza, fino ai casi più gravi di cronaca più recenti che raccontano di come qualcuno, piuttosto che “deludere” preferisce “non essere”.
Ne abbiamo parlato qui.
La vita in università
Da studentessa universitaria, molto spesso mi sono ritrovata ad inciampare in questa retorica della performance eccellente.
L’Università ci vuole sempre, troppo performanti e chi rimane indietro non viene tutelato.
Molte volte ho provato a chiedermi se fosse la strada giusta, proprio perché non mi sentivo tutelata da un’istituzione che dovrebbe garantirmi, oltre che la possibilità, anche il diritto di potercela fare con i giusti tempi, senza discriminazione.
Troppe volte gli studenti si fanno prendere dall’ansia del non farcela, del dover raggiungere il massimo con il massimo dello sforzo e il minimo della soddisfazione (perché poi va a finire così, fai talmente tanta fatica che non ti godi il traguardo).
Noi di Univox già abbiamo parlato di come affrontare il percorso universitario con calma, serenità e anche con i dubbi, perché è giusto che sia cos’, ma senza farsi sovrastare da essi, ma anzi viverseli come spunto di riflessione stimolante per migliorarsi.
Ma con il tempo ho trovato un equilibrio. Ho capito che è dignitoso l’impegno che ci metto, ma che non devo essere denigrata ne denigrarmi perché un giorno non voglio o non riesco a studiare come vorrei.
Mi sono confrontata con compagni, amici, conoscenti che mi hanno aiutata a capire che non è necessaria l’eccellenza a discapito dell’integrità personale. Non è male fermarsi a prendere fiato e ricominciare. Non sei sbagliato se decidi che è il momento di cambiare.
L’università è un’opportunità e come tale deve per prima cosa renderci fieri del nostro lavoro, indipendentemente da quanto lungo sia, ma solamente perché è il nostro, e come tale è dignitoso a prescindere.
Non sono i voti l’obbiettivo, non è il 30 o la lode che ci rendono migliori.
L’obbiettivo è la realizzazione di un sogno, di un progetto, di un’idea.
Far prendere forma ai nostri progetti con l’impegno necessario, ma senza costrizione.
E se si sbaglia, non si è sbagliati, ma umani.
Univox esiste anche per questo, per supportare, aiutare, abbracciare ed accogliere chiunque senta il bisogno di conforto o confronto.
Esistiamo per aiutare le persone a capire che per ogni progetto iniziato, c’è sempre un percorso di sostegno e di legittimazione.