Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese: 5 film per provare a comprendere il conflitto
Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese: 5 film per provare a comprendere il conflitto

Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese: 5 film per provare a comprendere il conflitto

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Si è celebrata ieri la Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese, un conflitto di cui si parla solo negli ultimi mesi sebbene duri decisamente da decenni. Dai vip alle persone comuni, sono in tanti quelli che si sono schierati da una o dall’altra parte. Da Giulia De Lellis che con il fidanzato che produce armi per Israele aveva proprio fatto un viaggio prima dell’attentato alle supermodelle Gigi e Bella Hadid, che da anni stanno lottando per la libertà del popolo della Palestina, ma anche persone che prima d’ora non si erano mai schierate a livello politico hanno voluto lasciare anche solo un cuore e la bandiera israeliana.

Alla fine dei conti, i cattivi sono il governo israeliano di estrema destra e i terroristi di Hamas, che son stati creati a causa dello stesso governo israeliano. A morire, però, sono sempre e solo civili innocenti, e questi innocenti sono principalmente bambini e persone della Palestina (e purtroppo lo confermano i dati, non sono delle parole al vento). In occasione della Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese, quindi, proviamo a pensare a cinque film che hanno parlato del conflitto.

Il 29 novembre di ogni anno, il mondo celebra la Giornata Internazionale di Solidarietà per il Popolo Palestinese. Questa giornata riveste un’importanza fondamentale sia per la popolazione palestinese che per la comunità globale, poiché si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile realtà in Palestina, che da decenni lotta per la libertà e la giustizia nel completo silenzio mediatico.

La data è stata scelta per commemorare la Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1947, che ha proposto la partizione della Palestina in due stati indipendenti, uno ebreo e uno arabo. La Giornata di Solidarietà serve come richiamo costante alla necessità di affrontare e comprendere la complessità della questione palestinese, promuovendo una consapevolezza globale e sostenendo gli sforzi per una soluzione equa e duratura.

5 film per ricordare la Palestina

Il tempo che ci rimane

Il film segue la storia di una famiglia palestinese residente a Nazareth dal 1948. Il regista Elia Suleiman, interpretando se stesso, giunge in Israele tramite aereo e sale su un taxi guidato da un autista israeliano. Durante il viaggio, una tempesta improvvisa costringe il tassista, disorientato, a fermarsi. In questo momento di pausa forzata, Suleiman si lascia trasportare dai ricordi, ricostruendo le dinamiche tra Israele e i Palestinesi attraverso quattro episodi consecutivi che si intrecciano senza soluzione di continuità.

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A Gaza Weekend

Un virus altamente contagioso minaccia la vita in Israele, instillando terrore tra la popolazione. Michael, un giovane inglese dal temperamento pacifico, e la sua compagna Keren, una donna israeliana ansiosa, decidono di adottare una soluzione insolita per sfuggire alla minaccia: cercare rifugio nella Striscia di Gaza, la più grande “prigione a cielo aperto” al mondo.

Tuttavia, il loro viaggio si rivelerà ben lungi dall’essere agevole, trasformandosi in un susseguirsi di avventure paradossali e situazioni tipiche di una commedia pirandelliana, che, sorprendentemente, potrebbero non essere così fuori luogo nella complessa realtà di Gaza.

Private

La storia si svolge in Palestina, dove Mohammad B., un professore di letteratura inglese, condivide la sua vita con la moglie Samiah e i loro cinque figli (Mariam, 17 anni; Yusef, 14; Jamal, 13; Karim, 6; e Nada, 8) in una casa isolata tra un villaggio palestinese e un insediamento israeliano. La posizione strategica della casa la rende un obiettivo per l’esercito israeliano, che la occupa con un contingente di soldati.

Nonostante la presenza militare, Mohammad, sostenitore della non-violenza, decide di non abbandonare la casa, credendo nella possibilità di convivenza con gli occupanti. Per gestire la convivenza, l’appartamento viene suddiviso in tre zone: il piano terra è riservato alla famiglia durante il giorno, il primo piano viene utilizzato nelle ore notturne, mentre il secondo piano rimane di esclusiva pertinenza dei soldati. Questa situazione genera tensioni non solo tra la famiglia B. e i militari, ma anche tra i membri stessi della famiglia.

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Il giardino di limoni

Il ministro della difesa israeliano, Israel Navon, decide di costruire la sua nuova residenza proprio sul confine cisgiordano. Per garantire la sicurezza, la casa viene fortificata con infissi in acciaio, recinzioni, telecamere e una torretta d’osservazione armata. Tuttavia, il limoneto della vicina vedova palestinese Salma Zidane diventa un potenziale pericolo, considerato un possibile nascondiglio per attacchi terroristici.

Su indicazione della sicurezza, il ministro ordina la rimozione dei limoni. Salma, legittima proprietaria del terreno, decide di opporsi, sostenuta da un giovane avvocato. La battaglia legale arriva alla Corte suprema, ma la vedova palestinese, nonostante il suo diritto alla compensazione, si trova in una situazione di svantaggio evidente contro lo stato israeliano.

Il caso diventa internazionale, coinvolgendo anche la moglie del ministro, Mira, che testimonia le conseguenze dell’arroganza israeliana. Nonostante la sentenza della Corte suprema confermi la priorità della sicurezza dello stato, introduce una limitazione, consentendo solo la potatura di un numero specifico di piante anziché l’eradicazione completa.

Nonostante la causa sia sostanzialmente persa, la tenace lotta di Salma Zidane non è vana. Mentre brucia il giornale che annuncia il fidanzamento del suo avvocato, Mira lascia il marito. Di fronte alla residenza del ministro, al posto del limoneto, si erge un alto muro di cemento.

200 metri

I coniugi palestinesi Mustafa e Salwa vivono a soli 200 metri di distanza, ma la barriera di separazione israeliana li divide. Questa situazione influisce su un matrimonio altrimenti felice. Tuttavia, ogni notte, Mustafa accende un lume sul balcone di casa sua per augurare la buonanotte ai figli dall’altra parte della barriera, e i figli rispondono al segnale.

Un giorno, l’uomo riceve una chiamata devastante: suo figlio ha avuto un incidente. Quando si precipita al checkpoint, gli viene negato l’accesso. Nel suo disperato tentativo di raggiungere il figlio, Mustafa si rivolge a un contrabbandiere per superare il muro. Quel breve tratto di 200 metri si trasforma in un’odissea di 200 chilometri, e si uniscono a lui altre persone determinate a fare lo stesso.

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