Nel corso delle nostre continue ricerche statistiche, condotte dai nostri volontari a chiunque decida di interfacciarsi con la nostra associazione, è emersa da parte di genitori, adulti e docenti una difficoltà nell’instaurare una relazione di ascolto attivo con i propri adolescenti. Inoltre, non sono mancate anche le risposte dai giovani: si percepisce un’alta problematicità nel chiedere aiuto ad una figura adulta di rifermento, spesso per timore di giudizio o per bisogno di mostrarsi autonomi e indipendenti.
A tal proposito, nella nostra rubrica settimanale De.sidera abbiamo deciso di dedicare questo articolo alla risposta di alcune domande raccolte nel corso dei nostri eventi in presenza e telematici, offrendo anche un punto di vista più professionale. A tal proposito, menzioniamo e ringraziamo con il cuore le nostre psicologhe collaboratrici, la dott.ssa Gioia Iannitti e la dott.ssa Silvia Colantonio, entrambe professioniste qualificate della salute mentale che prestano servizio al nostro sportello psicologico.
Siamo sempre aperti a raccogliere domande: per questo motivo, per qualsiasi esigenza o informazione, vi ricordiamo che è possibile entrare a contatto con il nostro team di volontari inviando una mail all’indirizzo apsunivox@gmail.com. Inoltre, ogni venerdì sul nostro canale Instagram è pubblicato settimanalmente il Wikipsi, un box domande disponibile anche in forma anonima per raccogliere dubbi, incertezze e riflessioni rivolte ai nostri psicologi per migliorare la consapevolezza nell’ambito della salute mentale.
Cos’è De.sidera?
É importante ribadirlo ad ogni possibile occasione: “De.sidera” è la rubrica del blog della nostra associazione di promozione sociale, “Univox” ets, e si occupa di dare spazio non solo alle tematiche connesse al tema del disagio giovanile, ma anche a testimonianza di persone che desiderano dare voce a malesseri presenti o passati vissuti sulla propria pelle.
É questo, a volte, che manca terribilmente: la voce che resta in silenzio, perché si ha il timore del giudizio, dell’etichetta, della derisione. “Univox” è da sempre un luogo di connessione nonviolenta e non giudicante, di pura inclusione e ascolto empatico: da qui la necessità di creare questo spazio di racconto personale. Si può scegliere di raccontarsi in anonimo o no, proponendo un tema di proprio interesse o offrendosi disponibile per la trattazione di un argomento connesso alla nostra nicchia tematica.
Se hai in te l’interesse di partecipare, puoi contattarci sul nostro indirizzo email: apsunivox@gmail.com. Accoglieremo la tua richiesta e sarà nostra premura ricontattarti. Non c’è alcun vincolo di età o alcuna assoluta forma discriminante: qui troverai sempre un posto sicuro.
Lo sportello psicologico di Univox
Lo sportello psicologico è uno dei servizi che Univox offre per promuovere la richiesta d’aiuto ad esperti della salute mentale e per facilitare il contatto con uno psicologo o una psicologa in caso di necessità e di disagio. Infatti, tale servizio è accessibile con un tariffario calmierato per chiunque ne faccia richiesta, con la possibilità di potersi aprire e manifestare la natura del proprio bisogno.
I nostri psy, che risiedono in tutta Italia, allestiscono mensilmente un calendario di disponibilità, che le socie referenti dello sportello psicologico controllano e incrociano con le singole necessità proposte dal richiedente. Il primo colloquio conoscitivo, che si svolgerà online o in presenza, è gratuito e ha una durata massima di 30/40 minuti: occorre semplicemente compilare il modulo di richiesta, al termine del quale si riceverà una mail di conferma dell’avvenuta ricezione.
Hai già conosciuto il nostro super team psy? Puoi scoprirlo da questa pagina. Se desideri maggiori informazioni sul nostro servizio, puoi consultare tutte le informazioni di cui hai bisogno direttamente da qui.
L’importanza del dialogo tra giovani e adulti
Come abbiamo espresso in un nostro articolo, il dialogo è un strumento di vitale importanza nelle relazioni e costituisce un’opportunità preziosa per conoscere in maniera autentica l’altra persona, per comprendere cosa sia importante per lei, come supportarla in modo efficace e come sfidarla a migliorarsi.
L’etimologia di questa parola parla chiaro: dal greco, logos ‘discorso’ e da dia ‘fra’, dunque significa quindi ‘discorso tra’ persone. Si tratta, quindi, di abbandonare quelle modalità di dialogo che piuttosto assomigliano ad un dibattito, in cui ciascuno è principalmente impegnato a difendere il proprio punto di vista, in favore di un vero e proprio scambio, che ha il potere di trasformare la qualità delle conversazioni e i pensieri che ne sono alla base.
Una connessione tra giovani e adulti è ad oggi essenziale: in una società che fluisce senza sosta, improntata sull’immediatezza del digitale e dei social network, la parola inizia a perdere valore a favore di reazioni silenziose e passive. Lo scarto generazionale il più delle volte crea un distacco profondo e a tratti deleterio: la consapevolezza di una distanza è l’inizio di un avvicinamento, un primo passo per creare empatia.
Parola alle nostre psicologhe
Abbiamo proposto alle nostre psicologhe quattro domande che ci è capitato di raccogliere nel tempo e che riteniamo importante raccontare qui oggi. Ringraziamo ancora la dott.ssa Gioia Iannitti e la dott.ssa Silvia Colantonio.
“Quanto reputi sia importante parlare di salute mentale ad oggi? Per quale motivo?”
La definizione di salute – intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale- è stata proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sin dal 1948. La salute, mentale in questo caso, dunque il benessere soggettivamente percepito, incidono di fatto sulla qualità della vita: non solo propria, ma delle persone con cui siamo in relazione e, a maglie larghe, indirettamente anche sulla qualità di vita della comunità cui apparteniamo.
É opportuno parlare di Salute in ognuna delle sue dimensioni, perché sono interconnesse e si legano in un flusso continuo, e proprio per non dare vita a forme di: indifferenza, emarginazione e/o esclusione sociale. Parlare di salute mentale permette alla popolazione di acquisire strumenti per valutare autonomamente i propri livelli di benessere, oltre che riconoscere la potenziale presenza di segnali di rischio, per i quali chiedere tempestivamente aiuto o indirizzare chi ne ha bisogno. Parlare di Salute mentale permetterebbe alle persone di avere uno sguardo consapevole sull’andamento delle proprie condizioni di benessere psichico, o quelle delle persone care, contribuendo ad esercitare autonomia nel riconoscimento dei propri bisogni e nel soddisfacimento degli stessi.
“A tuo parere, è importante che gli adulti siano consapevoli di queste tematiche al pari delle fasce giovanili?”
Al motto “sharing is caring”, ovvero “la condivisione è cura”, non sarebbe opportuno fare distinzioni sulla base dell’età anagrafica nell’orientamento alla Salute: parlare di benessere, educare al riconoscimento di sé e dell’altro, insegnare il riconoscimento dei bisogni propri ed altrui nel rispetto e nel non giudizio, sono azioni che forniscono a tutt* informazioni utili a muoversi verso uno stile di vita di qualità.
La Salute è un diritto fondamentale, questo significa che fare prevenzione e diffondere consapevolezza, può essere utile e necessario a tutt* senza distinzioni di genere, sesso, età.
“Perché è importante che gli adulti instaurino con i propri figli e alunni una relazione di non giudizio?”
L’adulto che si pone in una condizione di ascolto empatico e non giudizio pratica una comunicazione non violenta, non compromette la qualità del dialogo e facilita il mantenimento di un clima relazionale disteso. Se l’adulto si pone autenticamente in ascolto, può scoprire come l’adolescente che ha davanti è realmente, liberandosi dalle aspettative e connettendosi sinceramente all’altr* con cui entra in dialogo.
“Che consigli daresti ad un adulto che vorrebbe affrontare determinati argomenti con i propri figli/alunni senza il timore di suscitare pensieri negativi o scatti emotivi impulsivi?”
Prima di affrontare determinati argomenti, sarebbe utile (o comunque bisognerebbe) interrogarsi sul perché l’adulto immagina che parlare di salute mentale possa sollecitare una reazione difensiva nei propri figli/alunni. Il non-detto aumenta la divisione, la separazione, e può contribuire al mantenimento di stereotipi e tabù.
Prima di parlare di salute mentale ai giovani, l’adulto dovrebbe interrogare se stesso: cosa penso io della salute mentale e del disagio psichico? Quanto valuto o che valore dò alla salute mentale? Ritengo di avere abbastanza informazioni in merito? Ho abbastanza strumenti per riconoscere segnali di rischio in me, negli altri e nelle persone di cui vorrei prendermi cura? Davanti ad una richiesta di aiuto, saprei a quali servizi rivolgermi o a quali accompagnare la persona che mi chiede aiuto? Se l’adolescente chiede aiuto, che immagine di me come genitore mi sta rimandando? Quanto riesco a supportare l’altro in questo particolare momento della mia vita e come?
Nonostante i molteplici interrogativi che ci pone la sofferenza dell’altro con cui siamo in relazione, è importante riconoscere i propri limiti e le proprie risorse: attivare servizi o orientare chi ci chiede aiuto a professionisti (quando l’aiuto richiesto va oltre le nostre possibilità e competenze), può essere utile sia per sé stessi che per la persona che si rivolge a noi. Indipendentemente dall’età.
Mi chiamo Serena (di nome sicuramente, ma non sempre di fatto) e amo scrivere, dipingere e prendermi cura dei fiori e dei miei piccoli cagnolini. Per me ogni voce ha un valore e merita di essere ascoltata: è da questo pensiero che ho creato e sto portando avanti con entusiasmo e passione la nostra APS UNIVOX ETS.