De.sidera. Disillusione e fragilità: parliamo di disagio giovanile con la dott.ssa Iannitti
De.sidera. Disillusione e fragilità: parliamo di disagio giovanile con la dott.ssa Iannitti

De.sidera. Disillusione e fragilità: parliamo di disagio giovanile con la dott.ssa Iannitti

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Riflettere oggi sul disagio giovanile implica una grande premessa: fermarsi un attimo e domandarsi se il flusso instancabile del quotidiano sia così sano come si è soliti credere. É indubbio che l’abitudine possa risultare in certe circostanze salvifica, ma il più delle volte si sfocia nell’insano quando non si ha nemmeno il tempo di comprendere il motivo per il quale si è presa una determinata decisione.

Da questi presupposti sorgono le basi per parlare di una forma di disagio che sta prendendo sempre di più il sopravvento sui giovani. Si tratta di un malessere che difficilmente viene tradotto con adeguatezza, spesso incompreso e sottovalutato, concepito come una forma di capriccio o di passività.

disagio giovanile

La domanda, però, resta la stessa: come si può giudicare qualcosa che semplicemente non si è mai vissuta sulla propria pelle? Riflettiamoci insieme.

L’importanza di dare parola ai giovani

Per poter raccontare una determinata esperienza è importante averla vissuta, in maniera diretta o meno. Il rischio, infatti, è proprio quello di non comprendere il carico emotivo nascosto dietro una vicenda che può aver segnato la vita di qualcuno.

É questo uno dei pensieri più frequenti dei giovani: sentirsi giudicati, sottostimati e paragonati a nullafacenti se non si è sotto impiego lavorativo o formativo. Le pressioni sociali crescono a dismisura e a volte diventa impossibile gestire anche le questioni più semplici.

Il disagio giovanile racchiude un’immensa vastità di crepe da scoprire, studiare e approfondire, ma è importante evidenziare che talvolta può fare la differenza anche solo ascoltare in silenzio chi ha bisogno di esternare i propri pensieri in un clima non giudicante e comprensivo. Senza ombra di dubbio, questo permetterebbe di cogliere molte sfaccettature che altrimenti potrebbero andare perse o ignorate.

La nascita di “De.sidera”: una rubrica per dare parola a chi ne sente il bisogno

Su tali considerazioni nasce la prima rubrica della nostra organizzazione, da tempo impegnata nella sensibilizzazione e promozione di tematiche legate al disagio giovanile in ogni sua forma. Univox nasce come associazione di promozione sociale, ma ancor prima si dichiara un ambizioso progetto formativo con un solo obiettivo: offrire al mondo un primo riflesso di una scuola del cambiamento.

de.sidera

La realizzazione di “De.sidera” rappresenta un grande passo per tutti noi volontari: finalmente ogni voce acquisirà lo spazio di cui necessita per esporre problemi, riflessioni, disillusioni e – soprattutto – desideri. Perchè “De.sidera”? Ce lo spiega il latino.

Il desiderium (in italiano, “desiderio”) richiama due parole latine: de e sidera. La prima è una preposizione di allontanamento, distanza, mentre la seconda richiama evidentemente il mondo astrale. Il desiderio delinea propriamente la distanza dalle stelle: cos’è un desiderio se non proprio una speranza che si vuol raggiungere, volgendo lo sguardo verso il cielo?

Tale distanza richiama proprio quella percepita dal mondo giovanile nei confronti del quotidiano: un allontanamento ancestrale dal mondo che divide e allontana, che fa paura e che non sempre si riesce a comprendere. Noi, però, qualcosa la possiamo fare: prendere atto di tale disagio e intervenire nel nostro piccolo per salvare ciò che inferno non è.

Il pericolo del malessere giovanile: parola a Gioia Iannitti

Per inaugurare al meglio la nostra rubrica era inevitabile l’intervento della dottoressa Gioia Iannitti, psicologa e socia collaboratrice della nostra associazione. Le abbiamo esposto alcune delle domande più basilari che possano aiutare a comprendere la natura del malessere giovanile ai tempi d’oggi.

Dott.ssa Iannitti, essendo lei una professionista qualificata nell’ambito psicologico, quanto giudica impellente la necessità di intervenire per far fronte ai sempre più evidenti disagi giovanili? La dottoressa risponde così: “Oggi come oggi, ogni forma di disagio giovanile dovrebbe essere presa in attenta considerazione: un attento dialogo in famiglia – così come anche a scuola – può aiutare a far emergere, laddove ci fossero, una buona parte di problemi. I genitori e la scuola dovrebbero non solo mostrare, ma anche dimostrare fiducia: non si devono chiudere gli occhi sulla vita dei propri figli”.

Quali crede possano essere le principali macro-cause che suscitano negli adolescenti uno stato di malessere psico-fisico? Prosegue la dottoressa: “Per disagio giovanile si intende il malessere in età evolutiva, in modo particolare nel corso dell’adolescenza. Non presenta caratteristiche di una specifica patologia, ma è il risultato di molteplici concause che vanno ad incidere sul benessere dei ragazzi. L’adolescenza è una fase di passaggio, che è caratterizzata da svariati cambiamenti di diversa natura (non solo quelli ormonali): aree dell’identità, raggiungimento di importanti compiti evolutivi, conflitto interiore tra la spinta naturale a crescere e divenire adulti e il forte desiderio di sentirsi ancora bambini”.

Cosa consiglierebbe ai genitori, ai docenti o comunque agli adulti per ovviare tale situazione di disagio? La dottoressa afferma: “Come scritto già prima, i genitori e la scuola, ma soprattutto gli adulti in generale dovrebbero mostrare e dimostrare fiducia. Abbiamo la responsabilità di accompagnare i ragazzi, avendo presenti le esigenze che sono tipiche di ogni età. Infatti, soddisfacendo il bisogno tipico di una determinata età, si potrà procedere con maggiore tranquillità a quello successivo. Qualora queste tappe non vengano superate con serenità, ma risultano accompagnate da esperienze traumatiche, diverrà maggiore il rischio di sperimentare quel senso di malessere”.

Considerando il suo personale lavoro da professionista, sono frequenti i casi di adolescenti in preda di malessere? Le parole della dottoressa: “Assolutamente si! Inoltre, ogni forma di malessere assume e si esprime diversamente, tenendo conto di tanti fattori: contesto culturale, famiglia, scuola, personalità, carattere e tanto altro”.

C’è un messaggio che vorrebbe lasciare ai nostri lettori? Dice la dottoressa: “Cerchiamo di non creare il muro contro muro. Proviamo ad avere come scopo e obiettivo il dialogo in famiglia, poniamoci in “ascolto attivo”, rendiamoli e rendiamoci partecipi della vita dei nostri figli in modo tale che possono arrivare a comprendere che, in qualunque momento, possono confidarsi con i propri genitori, attraverso un rapporto trasparente e libero”.

Dunque, la missione è chiara: più silenzi e meno pretese, maggiore presenza e meno pregiudizio. Prima o poi (più prima che poi) tutto diverrà più chiaro e nitido: dove c’è speranza, c’è futuro.

Per contattare la dottoressa Iannitti, di seguito i contatti

Profilo Instagram: psicologa_gioiaiannitti

Indirizzo email: gioia.iannitti@live.it

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