Benessere sessuale: in Italia il sesso è ancora un tabù
Benessere sessuale: in Italia il sesso è ancora un tabù

Benessere sessuale: in Italia il sesso è ancora un tabù

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Per quanto ci sforziamo, o forse sogniamo, di dire che in Italia il sesso non è un tabù perché i ragazzini se ne approcciano sin da giovanissimi con social e serie tv, in realtà c’è sempre qualcosa che manca: l’educazione sessuale a scuola. E le conseguenze, purtroppo, si vedono. Stupri, violenze di gruppo, gravidanze da adolescenti… Per questo la Giornata Mondiale sul Benessere sessuale che si celebra ogni 4 settembre, è importantissima e meriterebbe molta più attenzione di semplici articoli.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2006 ha dato una definizione del benessere sessuale che è alla base di questa giornata: «La salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità, non riducibile all’assenza di malattia, disfunzione o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza. Per far sì che la salute sessuale venga raggiunta e mantenuta, i diritti sessuali di ognuno devono essere rispettati, protetti e soddisfatti».

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Lo scorso anno il Professor Sergio Pecorelli, Professore Emerito di Ostetricia e Ginecologia e Presidente del board scientifico di #regalatevilasalute, ha fatto un commento molto interessante: «Oggi c’è più consapevolezza sulla sessualità che sulla salute sessuale. La donna deve essere informata e educata sulla sessualità, così come l’uomo per fare propria l’idea che la sessualità è una parte integrante del benessere fisico e psichico e che va esercitata naturalmente con consapevolezza». E soprattutto, con protezioni e consenso.

Di educazione sessuale si è parlato molto durante il periodo del DDL Zan, in quanto una parte della politica italiana ha ridotto l’educazione sessuale in un «parlare di sesso, di coito e penetrazione a bimbi delle scuole elementari» (cit. Matteo Salvini), e ci siamo resi conto che in Italia il sesso è ancora un tabù per gli adulti e i ragazzi, invece di essere istruiti da professionisti, si trovano a dover leggere pagine magari vecchie anni o ancora peggio dei video su Youtube, TikTok o Instagram che per quanto potrebbero essere professionali, potrebbero anche non esserlo. Ma l’educazione sessuale dovrebbe essere alla base dell’educazione, per evitare non solo gravidanze indesiderate, ma anche malattie sessualmente trasmissibili.

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Il sesso è un tabù: e le conseguenze della mancata educazione sessuale sono sugli adolescenti

Ma cos’è l’educazione sessuale? «L’educazione sessuale è qualcosa di più un trasferimento di informazioni di tipo medico-sanitario essendo strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi», utilizzando «un approccio olistico, basato sul concetto di affettività e sessualità come area del potenziale umano, che aiuta a far maturare nei bambini e negli adolescenti le competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo», leggiamo sul sito del ministero della Salute.

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Eppure, nell’Italia che pensa di essere progressista, c’è tanta ignoranza riguardo al sesso fra i giovani, basti pensare che secondo i dati raccolti nel 2022 dall’Osservatorio Giovani e Sessualità promosso da Durex, il 46% dei giovani tra gli 11 e i 24 anni non utilizza i preservativi durante un rapporto sessuale in quanto c’è la convinzione che «riduca il piacere», ed è comunque il contraccettivo più utilizzato. I dati dell’Atlas italiano sull’accesso alla contraccezione hanno invece evidenziato come l’Italia sia al 26° posto in classifica sui 45 Paesi dell’Europa geografica presi in esame dallo studio sul prezzo dei preservativi.

Crescendo, il 40% dei giovani tra i 19 e i 24 anni ha affermato di aver già sperimentato esperienze sessuali, mentre il 14% di loro ha rivelato di non aver utilizzato alcun metodo contraccettivo durante l’ultimo rapporto sessuale. I soggetti che hanno evitato completamente l’uso di contraccettivi sono principalmente quelli nell’età compresa tra gli 11 e i 14 anni, probabilmente a causa di una mancanza di adeguata educazione sessuale durante la loro fase di sviluppo precoce. Tra coloro che hanno avuto esperienze sessuali, il 29% ha ammesso di aver fatto ricorso alla pillola del giorno dopo, con il 18% di questi affermando di averne fatto uso solo una volta.

La dottoressa Valentina Cosmi, psicoterapeuta e sessuologa Sisp e consulente Lelo, leader nel settore dei sex toys, ha affermato in un’intervista con Luce che «Vivere la sessualità e la vita sessuo-affettiva in modo sano e consapevole è un aspetto importante nella vita di ciascun individuo. Come ci ricorda il documento presentato dalla WAS, oltre dieci anni fa, ‘Sexual Health for the Millennium. A Declaration and Technical Document’, la possibilità di godere a pieno e in modo rispettoso la propria sfera sessuale è un diritto dell’essere umano». E purtroppo, senza un’educazione sessuale, è difficile godersi anche il benessere sessuale.

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L’Italia, la scuola italiana, ha bisogno di fare un passo avanti e di introdurre un percorso di educazione sessuale, anche per i più piccoli se necessario. Ma, con la ministra per le Pari Opportunità che abbiamo attualmente al governo, sembra essere un progetto molto lontano, in quanto lei stessa in una vecchia intervista al margine di un convegno sull’educazione sessuale, affermava che «l’educazione sessuale non può avere un’ora come fosse una semplice materia, altrimenti si ricade nella convinzione che esiste il sesso come una cosa a sé stante. Io penso dunque che l’educazione sessuale debba essere familiare fermo restando che non la chiamerei così perché stiamo parlando di una cosa complessa che fa parte dell’educazione alla responsabilità e all’affettività».

Ahimè, c’è ancora tanta strada da fare.

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