Giornata internazionale dell’alfabetizzazione 2023
Giornata internazionale dell’alfabetizzazione 2023

Giornata internazionale dell’alfabetizzazione 2023

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Saper leggere e scrivere sono per noi dei concetti scontati, che rientrano nella cosiddetta “alfabetizzazione funzionale”. Ma siamo sicuri che questi concetti siano così scontati anche nel resto del mondo?

Cos’è la giornata mondiale dell’alfabetizzazione e perchè è importante

Si tratta di una ricorrenza che cade l’8 settembre di ogni anno ed è stata istituita dall’UNESCO nel 1967, con l’obiettivo di sottolineare l’importanza dell’alfabetizzazione per tutti i Paesi e le culture. Il motivo della sua nascita risiede nell’importanza che l’alfabetizzazione riveste nella vita sociale di ogni giorno: scarse o inesistenti abilità di scrittura e di lettura rendono infatti gli individui più vulnerabili nella gestione della propria salute, del proprio lavoro e della propria vita in generale. L’alfabetizzazione, dunque, non è soltanto parte del diritto fondamentale all’istruzione, ma è uno strumento unico e potente per determinare il progresso sociale e umano.

alfabetizzazione
fonte: Getty images

Un popolo alfabetizzato, infatti, è un popolo libero perchè in grado di comprendere, pensare ed esprimersi. Se si raggiungesse un livello di scolarizzazione diffuso ed omogeneo, si potrebbe fare qualcosa di concreto per combattere la povertà, lo scarso sviluppo sociale ed economico, le violazioni dei diritti umani e le disparità di genere.

Analfabetismo: cos’è e quanto è diffuso?

Secondo la definzione che l’UNESCO ne diede nel 1958, l’analfabetismo è la condizione di “una persona che non sa né leggere né scrivere, capendolo, un brano semplice in rapporto con la sua vita giornaliera“. Tuttavia, questa definizione risulta grossolana e incompleta, motivo per cui oggi l’UNESCO ne ha offerto una riformulazione, che si concentra fondamentalmente sulla capacità dell’individuo di decifrare l’ambiente e prendere parte alla società in cui vive. In altre parole, si è alfabetizzati quando si ha la capacità di comprendere ed utilizzare la lingua veicolare del proprio Paese per essere un individuo attivo all’interno della società. L’alfabetizzazione è infatti necessaria per esprimere i propri bisogni, le proprie idee e comprendere quelli altrui.

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Secondo i dati dell’Institute for Statistics dell’UNESCO, gli analfabeti nel mondo sono circa 771 milioni, di cui due terzi sono donne. Il divario dipenderebbe dal fatto che gli uomini sono maggiormente impiegati in percorsi di formazione o di studio (prevalentemente in ambito informatico) rispetto alle donne. Inoltre, parrebbe esservi una connessione tra tasso di scolarizzazione – e occupazione – delle donne, e tasso di fecondità: all’aumentare del primo, il secondo cala rapidamente, a causa della tendenza a rimandare la maternità a favore degli studi. Si potrebbe pensare che tale connessione sia figlia di una cultura retrograda, ancora troppo radicata, che vede il ruolo della donna relegato alla casa e alla cura dei figli piuttosto che alla realizzazione personale.

I dati non si fermano qui: dal progetto LAMP dell’UNESCO, che si proponeva di definire e misurare una gamma di competenze nella scrittura nei paesi in via di sviluppo, è emerso che ben due terzi degli individui analfabeti risiedono in soli nove paesi, di cui l’India e la Cina rappresentano rispettivamente il 45% del totale (con il 34% per l’India e l’11% per la Cina). Nell’Africa subsahariana, invece, un adulto su tre non possiede nessuna capacità di lettura. Un totale di 48 milioni di giovani, compresi tra i 16 e i 24 anni, sono completamente analfabeti, mentre quasi un quarto dei bambini in età scolare non ha accesso a istruzione di alcun genere.

Nonostante quindi, nel complesso, l’82% della popolazione mondiale sia generalmente considerata alfabetizzata (con un divario di genere che vede l’87% degli uomini e il 77% delle donne), sussistono notevoli disparità di regione in regione. Ad esempio, in zone come l’Asia meridionale, l’Asia occidentale, l’Africa subsahariana e gli stati arabi, solo il 60% della popolazione possiede competenze nella scrittura (in alcuni casi, soltanto il 50% delle donne). In contrasto, in regioni come l’America Latina, i Caraibi, l’Asia orientale e l’area del Pacifico, la percentuale di individui alfabetizzati si attesta intorno al 90%. Tuttavia, è importante notare che anche queste regioni contribuiscono al 22% del totale degli analfabeti nel mondo.

I numeri di analfabeti, inoltre, sono cresciuti in seguito alla pandemia di Covid-19, a causa della quale molti ragazzi hanno smesso di andare a scuola. La didattica a distanza, infatti, ha accentuato le disuguaglianze preesistenti in termini di connettività, capacità di interagire con la tecnologia e carenza di infrastrutture come, per esempio, l’accesso all’elettricità in alcuni Paesi. Per questo motivo, ad esempio, nell’anno 2021 l’UNESCO ha incentrato la giornata dell’alfabetizzazione sulla riduzione del divario digitale, cercando di estendere l’alfabetizzazione digitale a tutti e sfruttando in modo intelligente le nuove opportunità offerte dall’innovazione tecnologica.

Alfabetizzazione in Italia: un po’ di storia

In Italia, secondo i dati OCSE, solo il 5,5% della popolazione è totalmente analfabeta, mentre il 22,2% è analfabeta funzionale – ossia in grado di comprendere brevissimi testi cartacei e digitali, solo se con l’inserimento di informazioni personali. Sebbene ci sia ancora margine per un miglioramento, per noi leggere, scrivere e comprendere dei testi nella nostra lingua madre è ormai qualcosa di naturale. Ma com’era la situazione qualche secolo fa?

fonte: Key4biz.it

Possiamo dire che alla vigilia dell’Unità d’Italia il livello di alfabetizzazione della Penisola era tendenzialmente basso, sebbene vi fossero alcune variazioni di area in area. Su un piano statistico, il Centro-Nord registrava una percentuale di alfabetizzati maggiore rispetto alle regioni del Sud; nel confronto di genere, invece gli uomini erano più alfabetizzati delle donne. Tuttavia, dall’Unità d’Italia in poi, il nostro Paese ha attraversato un’evoluzione significativa nell’ambito dell’alfabetizzazione.

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Il periodo post-unitario ha portato infatti con sé una serie di sfide, tra cui la necessità di creare un sistema educativo unificato per l’intera nazione. Questo obiettivo ha portato all’emanazione di importanti leggi sulla scuola, tra cui la legge Casati del 1859 e la legge Coppino del 1877, che hanno posto le basi per l’istruzione obbligatoria e la diffusione dell’alfabetizzazione.

Nonostante questi progressi iniziali, però, l’alfabetizzazione in Italia ha continuato a presentare sfide significative nel corso del XX secolo. Il periodo tra le due guerre mondiali e l’era fascista hanno visto l’istruzione sottoposta a varie influenze politiche, mentre l’accesso all’istruzione rimaneva limitato per molte fasce della popolazione.

È stato solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che l’Italia ha compiuto passi da gigante nell’ambito dell’alfabetizzazione, con la legge n. 185 del 1958, conosciuta come la “legge sulla scuola media unificata”. Questa legge ha reso l’istruzione obbligatoria fino all’età di 14 anni e ha aperto la strada a un sistema educativo più inclusivo e accessibile per tutti i cittadini italiani.

Lo stato di scolarizzazione che abbiamo raggiunto oggi, e che spesso diamo per scontato, è il risultato di una una storia di sfide e di progressi significativi, che hanno plasmato il panorama educativo del Paese nel corso dei decenni. Quello che possiamo augurarci è che questo progresso possa solo aumentare, coinvolgendo quelle aree della popolazione che ne sono escluse.

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