Il 15 marzo ricorre la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, una ricorrenza di vitale importanza per l’universo dell’attivismo e della sensibilizzazione psicologica. Su questa scia di necessità si colloca l’intervento allestito dalla nostra associazione presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dove ieri si è tenuto un seminario inerente ai disturbi del comportamento alimentare.
Nasce così “DCAmolo: dialoghi e confronto sui disturbi del comportamento alimentare”, che ha visto un’ammirevole partecipazione di giovani studenti del Dipartimento di Economia Management e Diritto all’Impresa. Obiettivo? Dare voce concreta ad una patologia spesso invisibile e non riconosciuta, ma i cui dati statistici parlano chiaramente.
L’evento è realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari, l’associazione di promozione sociale Univox ets, l’organizzazione di volontari Progetto Itaca – Bari, il Centro DCA – Centro Disturbi Alimentari – Bari e PsyIntegra – Centro Clinico di Psicologia e Psicotraumatologia E.M.D.R.
Cosa si intende per disturbi alimentari?
Come abbiamo già raccontato in uno scorso articolo, i disturbi del comportamento alimentare (in sigla DCA), secondo il DSM-5 (sigla per Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders), sono caratterizzati da “comportamenti collegati con l’alimentazione che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.
Si tratta di una patologia caratterizzata da un comportamento disfunzionale nei confronti del cibo, da una dispercezione corporea e da una conseguente preoccupazione per il proprio peso e aspetto fisico.
I DCA sono definiti da alcuni professionisti anche disturbi psicogeni, per sottolineare come il disturbo coinvolga l’intera personalità e non solo la condotta alimentare. Lo confermano i recenti dati sull’epidemiologia e le statistiche sui disturbi alimentari in Italia e nel mondo, che evidenziano un incremento del 30% di anoressia e bulimia e un abbassamento dell’età di esordio del disturbo.
La Giornata Mondiale del Fiocchetto Lilla
Dichiarata dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è stata promossa per la prima volta nel 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita” (Pieve Ligure – GE). L’iniziativa parte da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia (in lista d’attesa per ricovero in una struttura dedicata) e ricorre il 15 marzo, proprio nel giorno della sua scomparsa.
Questa Giornata offre speranza a coloro che stanno ancora lottando e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei disturbi del comportamento alimentare. In tutta Italia vengono organizzati eventi di vario genere: convegni, presentazioni di libri, banchetti informativi, colorazioni lilla di fontane e monumenti.
In data 19 giugno 2018, la Giornata del Fiocchetto Lilla è finalmente sancita dalla Presidenza del Consiglio e il 15 marzo è riconosciuto istituzionalmente come giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione.
Il valore del confronto nell’università: il seminario “DCAmolo”
La scelta di realizzare un seminario sui disturbi del comportamento alimentare in un contesto universitario dichiara l’importanza della comunicazione e del dialogo tra giovani e adulti, tra professionisti e discenti su problematiche che vivono in una società spesso troppo silente.
Per questo motivo, al fianco di esperti della salute mentale, è stato dato spazio alle dichiarazioni di associazioni locali e a testimonianze dirette: il racconto e l’ascolto sono alla base di una relazione di sano rispetto e di reciprocità, che dona quel velo di speranza da non perdere mai.
Di seguito, i relatori del seminario:
- Paola Perchinunno, docente di Statistica presso l’Università degli Studi di Bari
- Daniele D’Erasmo, psicologo psicoterapeuta EMDR
- Floriana Martiradonna, biologa nutrizionista
- Marco Papalino, psichiatra psicoterapeuta
- Giuseppe Magistrale, psicologo psicoterapeuta
- Don Francesco Misceo, delegato diocesano per la Pastorale Universitaria
- Umberto Sperti, giornalista
- Marialuisa Lapenna, volontaria dell’associazione “Progetto Itaca – Bari”
- Erika Vuolo, atleta di powerlifting
I dati statistici
L’esordio del seminario è stato affidato a Paola Perchinunno, professoressa di Statistica presso l’Università degli Studi di Bari. Come ha potuto confermare la docente, in Italia circa 3 milioni di persone – pari al 5% della popolazione – si trovano a fare i conti con i disturbi del comportamento alimentare (DCA): l’8-10% delle ragazze e l’0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia-bulimia.
Da Il Sole 24 Ore, la testata giornalistica di un’articolo dello scorso anno, parla chiaro: In tre anni i disturbi alimentari sono più che raddoppiati. Specie fra i giovanissimi.
Il titolo è forte, ma il dato è reale, perché proviene dalla survey nazionale del Ministero della Salute 2019- 2023, che incrocia fonti di diverse (…). Nel 2019 i casi di disturbi alimentari (anoressia, bulimia e binge eating) intercettati erano stati 680.569, nel 2020 erano balzati a 879.560, nel 2021 a 1.230.468, e nel 2022 a 1.450.567.
Cristina Da Rold, giornalista
La salute non è solo fisica
A seguire l’intervento di Marco Papalino, psichiatra-psicoterapeuta e dirigente medico presso il Centro di Salute Mentale di Triggiano, collega dell’équipe multidisciplinare di PsyIntegra – Centro Clinico di Psicologia e Psicotraumatologia E.M.D.R.
Il dottor Papalino ha introdotto il tema della salute mentale, un argomento di cui oggi si tende a fare molta sensibilizzazione e che necessita un’ampio raggio di divulgazione a partire proprio dall’età adolescenziale. É stato evidenziato il valore del lavoro in équipe, che coinvolge una moltitudine di figure professionali contemporaneamente coinvolte per la cura del singolo paziente che manifesta una o più problematiche alimentari in corso.
É stato anche evidenziato l’impatto che i disturbi di competenza possono avere sul quotidiano, ma soprattutto come il linguaggio e le comuni rappresentazioni – anche di natura commerciale – tengano ad alimentare un certo tipo di immagine/messaggio, per lo più votato al concetto di sanismo, rispetto ad una rappresentazione più inclusiva.
Sulla medesima scia si collocano gli interventi del dott. Daniele D’Erasmo, psicologo-psicoterapeuta e practitioner EMDR, e della dott.ssa Floriana Martiradonna, biologa nutrizionista specializzata in psicobiologia della nutrizione e del comportamento alimentare, entrambi colleghi dell’équipe multidisciplinare di PsyIntegra – Centro Clinico di Psicologia e Psicotraumatologia E.M.D.R.
Il dott. D’Erasmo si è soffermato sul ruolo che i social network acquisiscono nello sviluppo del concetto di identità nell’individuo. Infatti, essi influenzano notevolmente la percezione dell’immagine corporea ed i personali livelli di autostima, intervenendo in modo significativo sul tono dell’umore e sull’insorgenza di difficoltà psicologiche, quali anche i disturbi dell’alimentazione e nutrizione.
La dott.ssa Martiradonna ha introdotto un concetto di vitale importanza, la diet culture. Si tratta di una nozione diffusasi proprio a partire dai social network, causa di un’ampia sfera di quei pregiudizi legati all’alimentazione considerabili deleteri e a tratti distruttivi. Infine si è fatto riferimento al concetto di dieta, dei rischi che possono sopraggiungere soprattutto in età giovanile e di quanto possa essere un fattore di rischio o trigger per un DCA.
A concludere il primo momento di discussione e confronto da un punto di vista più specialistico è Giuseppe Magistrale, psicologo-psicoterapeuta e responsabile di Centro DCA.
Il dott. Magistrale, partendo dai dati di una survey su 1400 pazienti con disturbi alimentari, ha fatto menzione di una parola che oggi in molti temono anche solo di pronunciare: aiuto. Attraverso un dialogo attivo sono stati spiegati alcuni dei principali motivi per cui, per una persona che soffre di disturbi alimentari, spesso risulta molto difficile chiedere aiuto, concentrandosi anche sulla paura di guarire e del giudizio da parte dei sanitari e dei costi delle cure.
L’aiuto, la cura e l’attivismo
Il secondo momento di riflessione attiva è inaugurato dal giornalista Umberto Sperti, che ha espresso la complessità nel trattare tematiche così delicate, come un disturbo del comportamento alimentare, dinnanzi all’opinione pubblica.
Come ha affermato Sperti, il legame tra informazione e sanità vede essenzialmente tre soggetti coinvolti: i professionisti della sanità, i giornalisti e la collettività. Si tratta di un legame così complicato che è scandito da documenti ben precisi, che ogni ordine regionale firma, oltre al Codice Deontologico che ogni giornalista dovrebbe avere come massimo riferimento.
A seguire un’importante e arricchente riflessione di Don Francesco Misceo, presbitero e delegato diocesano per la Pastorale Universitaria.
Dichiara don Francesco: il cibo è tutt’altro che un accessorio marginale nella fede cristiana. Al contrario, esso costituisce il centro del mistero d’amore del Figlio di Dio per l’umanità affamata e assetata di senso. Cristo ha lasciato un testamento da mangiare e da bere. Qual è il senso di tutto questo? Il cibo non è semplicemente materia, ma costituisce un vero e proprio linguaggio del corpo e dello spirito.
Nella sua tradizione, non a caso, la Chiesa ha individuato nella gola la porta di accesso di tutti gli altri vizi capitali. Eppure la tavola è il luogo più iconico e rappresentativo dove il mistero dell’Amore di Dio prende corpo e consistenza.
Prosegue Marialuisa Lapenna, volontaria dell’organizzazione di volontariato Progetto Itaca a Bari. Marialuisa parla a cuore aperto dell’importanza del mutuo aiuto, della speranza che non deve mai dissolversi neanche quando tutto sembra andare per il verso peggiore.
I disturbi mentali, la cui sensibilizzazione è da anni per Progetto Itaca la missione prioritaria, esistono e necessitano di cure proprio come un malessere fisico. Lo stereotipo pesa e annichilisce spesso in modo indelebile l’identità di tante persone a cui basterebbe semplicemente chiedere come stai?. Marialuisa spiega la missione di Progetto Itaca e del team volontari che su Bari opera quotidianamente per dare forza e speranza a tutti coloro che vivono o hanno vissuto una patologia mentale, in modo diretto o indiretto.
La testimonianza diretta: la forza di rinascere
Menzioniamo solo in poche righe Erika Vuolo, a cui abbiamo deciso di dedicare un articolo a parte per la nostra rubrica De.sidera, che settimanalmente offre la possibilità a chiunque lo desideri di raccontare la propria storia. Erika racconta con le lacrime agli occhi la sua storia, la rinascita dall’oscuro mondo dei disturbi alimentari e quella ragione che le ha permesso di trovare un nuovo motivo per andare avanti: il powerlifting.
Rinascere è possibile, ma non bisogna mai lasciarsi andare. Ogni voce, per noi, avrà sempre valore e saremo qui per urlarlo con tutto l’amore in corpo.
É possibile guardare il seminario dal video pubblicato sul nostro canale di YouTube.