Con l’arrivo dell’estate è inevitabile che aumenti la tendenza – diffusa soprattutto nei soggetti femminili – di guardarsi allo specchio per controllare che la propria silhouette sia “piacevole” e accettabile a livello sociale, nonché anche attraente e invidiabile. Quello che molti non sanno, però, è che il body checking può sfociare in un vero e proprio trauma psicologico.
Essere oggi informati sul body checking è non solo essenziale a livello di salute, anche a livello mentale: ci permette di comprendere quanto piccoli atteggiamenti corporei apparentemente seducenti possano essere sintomo di grande insicurezza. Facciamo insieme un po’ di chiarezza!
1. Cosa si intende propriamente per body checking?
Guardarsi allo specchio, magari prima di uscire per un appuntamento, e fare un breve check (controllo allo specchio) non è certo un problema. Quando, però, la volontà di controllare il tuo aspetto diventa un’ossessione, potrebbe trattarsi di body checking.
Il body checking definisce un comportamento di controllo attento, totale o parziale, del proprio corpo, che spesso dipende da un’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e dall’idea di un’immagine corporea negativa.
2. Le tipologie di body checking
Il body checking può essere essere di vari tipi:
– check del peso: tendenza a pesarsi frequentemente;
– check visivi: esaminare frequentemente allo specchio o in qualsiasi superficie riflettente specifiche parti del corpo;
– check tattili: misurare le circonferenze del corpo (es. vita, cosce, fianchi, polsi), prendere in mano le pieghe cutanee, indossare abiti stretti per verificare come stanno addosso;
– check di confronto: confrontare il proprio corpo con quello altrui, informarsi del peso o taglia di altre persone.;
– check di rassicurazione: chiedere rassicurazioni agli altri sul proprio aspetto fisico.
3. Cosa ci spinge a fare body checking?
L’influenza di una società che ci vuole perfettamente in riga, senza difetti, sfornati a stampo è la causa di un mondo di automi, guidati dalla mera ricerca di un’apparente felicità che dipende da pochi dettagli: la popolarità, il buon sorriso, le belle forme e i muscoli scolpiti.
Senza dubbio è una società che, sempre di più, ci spinge a uniformarci e ad apparire al meglio, complici Instagram e Tik Tok in cui la realtà (ed i difetti) non sono ammessi. Spesso, infatti, ci dimentichiamo di quanto certi standard di bellezza non siano solamente irrealistici, ma anche assurdi e dannosi.
4. Quali sono le conseguenze?
É evidente quanto questo comportamento possa causare grande disagio: se la necessità di osservare e valutare i tuoi corpo diviene una preoccupazione intrusiva e costante, può diventare un problema anche solo affrontare le azioni più semplici e quotidiane.
I campanelli d’allarme sono vari e possono aiutarti a comprendere che la situazione ti stia sfuggendo di mano. L’idea di dover fissare il tuo corpo appena sveglia o prima di andare a dormire, o anche solo prima di uscire diventa problematico se influenza visibilmente il tuo umore. Non solo: il body checking ti distrae dalle attività giornaliere, spegnendo il tuo entusiasmo e la concentrazione, la voglia di socializzare e di essere spontanea. Questo perché non ti senti mai all’altezza.
5: Come posso uscirne?
Il body checking non è necessariamente da considerarsi come un disturbo patologico, ma è un comportamento che può assumere un taglio di ossessione.
Il primo passo da compiere quando si parla di questi disturbi è riconoscere l’esistenza di un problema: parlane con qualcuno di fidato, come un’amica o un familiare; se l’ansia cresce rivolgiti a uno psicologo per comprendere le radici del body checking e capire come neutralizzare alcuni meccanismi.
In generale prova a ricostruire, un passo dopo l’altro, la tua autostima e impara ad apprezzare il tuo corpo per com’è, annesse imperfezioni. La società ci impone da sempre alcuni standard inarrivabili, ma ciò che dobbiamo comprendere è che la forza di ognuno di noi sta proprio nell’unicità.
Se imparerai ad apprezzarti, a tirare fuori la vera luce che c’è in te, capirai quanto certe imposizioni siano non solo dannose, ma prima di tutto stupide. Perché la perfezione non esiste. Esiste invece la bellezza di essere diversi e unici.
Mi chiamo Serena (di nome sicuramente, ma non sempre di fatto) e amo scrivere, dipingere e prendermi cura dei fiori e dei miei piccoli cagnolini. Per me ogni voce ha un valore e merita di essere ascoltata: è da questo pensiero che ho creato e sto portando avanti con entusiasmo e passione la nostra APS UNIVOX ETS.