Nel mondo, il suicidio è tra le prime cinque cause di mortalità nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni, la fascia meglio nota come terza adolescenza, probabilmente tra le più complesse e intense a livello biologico e psicologico.
Le pressioni sociali, gli ideali di perfezione, il peso performativo e la corsa dell’eccellere gravano costantemente sulle menti giovanili, che, invase da una quotidianità immediata e sfuggente plasmata dai social, perdono il gusto della profondità e dell’autenticità, del ciò che conta davvero.
Dare valore a ciò che inferno non è
“Inferno è quando le cose non si compiono. Inferno è ogni seme che non diventa rosa. Inferno è quando la rosa si convince che non profuma. Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro.”
Alessandro D’Avenia, “Ciò che inferno non è”
Quale citazione migliore se non questa per descrivere quel vuoto che si vive in un momento in cui nulla sembra avere un senso? Semplice potrebbe essere pensare che tali gesti siano da considerare come segno di codardia o di sano egoismo, ma dietro questa scelta va sempre ricordato che si nasconde un inferno che ha cancellato tutto intorno a sé.
Ogni scelta non può e non deve essere considerata esclusivamente da una prospettiva, benché il dolore si faccia sentire come assoluta necessità. Da qui il bisogno di un’educazione dialogante, l’importanza di condurre fuori (ex-ducere, da latino) attraverso un discorso (dià logos, dal greco) attivo il turbinio emotivo che coinvolge l’essere umano, con la possibilità di andare oltre la comunicazione verbale, dall’arte alla scrittura.
I giovani hanno bisogno di essere ascoltati, ma anche di parlare, di urlare, di tracciare un percorso non lineare che possa anche solo minimamente descrivere le sfumature interiori, i pensieri e i mal esseri.
La scuola come società educante, al fianco della famiglia
In tale prospettiva, la scuola assume un valore straordinariamente potente, nel vero senso della parola (potens, dal latino). La scuola, semplicemente, può.
Inoltre, è soprattutto in questa fascia d’età la società educante di riferimento, ma è anche essenziale che tutti i componenti della comunità scolastica siano adeguatamente formati non solo nel valutare i successi e gli insuccessi, ma anche ad ascoltare empaticamente lo studente, soprattutto se tende a nascondere le crepe del proprio malessere.
Questa, tuttavia, non è sempre considerata una priorità e ne consegue che gran parte del personale scolastico risulta chiaramente privo di mezzi nel supportare adeguatamente uno/a studente coinvolto in un disagio di tal genere: non basta ascoltare, ma è importante tutelare quella “barriera” invisibile che difende entrambi i fronti e agire al fianco di professionisti che sono debitamente formati nel supporto psicologico.
Cosa si può fare, dunque? Prestare supporto primariamente ai ragazzi, ma anche e soprattutto alla comunità studentesca e al contesto familiare, fornendo loro strumenti idonei per poter affrontare il disagio in corso.
Pochi ma essenziali consigli da seguire a scuola
Benché si dica, il suicidio non è un fulmine a ciel sereno: spesso si forniscono alle persone care – anche inconsciamente – avvertimenti e margini di intervento. Nel lavoro di prevenzione del suicidio, gli insegnanti e altro personale scolastico devono affrontare una sfida di grande importanza strategica.
É importante:
- identificare gli studenti che dimostrano segnali di malessere senza offrirsi nel fare diagnosi (lasciamo tale mansione a chi di dovere) e indirizzarli ad un valido sostegno psicologico. Da ricordare: in caso di minori, è necessario coinvolgere direttamente il contesto familiare, che deve essere informato su eventuali gesti e comportamenti a rischio;
- dedicare tempo – anche poco, ma di qualità – per lasciar esprimere ai ragazzi i propri pensieri e sentimenti, dando valore a ogni tipo di emozione e non ponendosi in ottica di giudizio;
- ribadire che il voto non è una definizione statica, ma la valutazione di un momento del percorso formativo;
- controllare le assenze ingiustificate;
- destigmatizzare la malattia mentale e sensibilizzare su tematiche connesse alla salute psico-fisica e ai disagi giovanili (si pensi alla dipendenza dai social e dalle tecnologie);
- dare agli insegnanti e al personale scolastico mezzi da utilizzare peralleviare lo stress sul lavoro.
Fattori e situazioni di rischio
Si deve inoltre sottolineare che i fattori e le situazioni di rischio nel contesto del suicidio qui di seguito menzionate variano da un continente all’altro e da un paese all’altro, a seconda delle caratteristiche culturali, politiche ed economiche:
- fattori culturali e socio-demografici: basso livello socioeconomico, scarsa istruzione e disoccupazione in famiglia rappresentano spesso fattori di rischio; le caratteristiche di genere e le problematiche di identità relative all’orientamento sessuale sono ulteriori fattori di rischio per il suicidio: bambini e adolescenti che non sono completamente accettati all’interno della loro cultura, dalle loro famiglie, coetanei, scuola e da altre istituzio-ni hanno seri problemi di accettazione e mancano di modelli di supporto per un corretto sviluppo;
- contesti familiari disfunzionali: modelli familiari disfunzionali ed eventi traumatici nella prima infanzia influenzano i giovani nella vita a venire, specialmente quando essi non sono stati in grado di far fronte al trauma; si parla, ad esempio, di psicopatologia dei genitori, con la presenza di disturbi affettivi o di altri disturbi psichiatrici; abuso di alcool e di sostanze o comportamento antisociale in famiglia; una storia familiare di suicidi e tentativi di suicidio; famiglia violenta e con abusi (incluso l’abuso fisico e sessuale del bambino); scarsa cura fornita dai genitori/tutori e scarsa comunicazione all’in- terno della famiglia; frequenti liti tra i genitori/tutori con tensioni e aggressività; divorzio, separazione o morte dei genitori/tutori; frequenti spostamenti in diverse aree residenziali; aspettative molto alte o molto basse da parte dei genitori/tutori; genitori/tutori con autorità inadeguata o eccessiva; mancanza di tempo di genitori/tutori per cogliere e affrontare lo stress emotivo del bambino e un ambiente emotivo negativo di rifiuto e abbandono; famiglia affidataria o adottiva.
- presenza di patologie psichiatriche, quali depressione, disturbi d’ansia, abuso di alcol, disturbi del comportamento alimentare e disturbi psicotici.
Come identificare un rischio di suicidio a scuola: qualche spunto di riflessione
Va preso seriamente in considerazione qualsiasi cambiamento improvviso e drammatico inerente il livello di prestazione e il comportamento dell’adolescente, come:
- mancanza di interesse nelle attività quotidiane;
- calo generale nel rendimento scolastico;
- riduzione dell’impegno;
- comportamento inadeguato in classe;
- ripetute assenze ingiustificate a scuola;
- abuso di nicotina, alcool e droghe (compresa la cannabis);
- episodi di violenza tra studenti.
Questi fattori aiutano nell’identificazione degli studenti a rischio di disagio mentale e sociale. Qualora uno di questi segnali venga colto da un insegnante o un consulente scolastico, lo staff della scuola dovrebbe essere avvertito al fine di poter effettuare una valutazione approfondita dello studente, essendo generalmente tali segnali indicativi di grave sofferenza e possibile rischio di suicidio.
Mi chiamo Serena (di nome sicuramente, ma non sempre di fatto) e amo scrivere, dipingere e prendermi cura dei fiori e dei miei piccoli cagnolini. Per me ogni voce ha un valore e merita di essere ascoltata: è da questo pensiero che ho creato e sto portando avanti con entusiasmo e passione la nostra APS UNIVOX ETS.