Il dismorfismo corporeo è oggi uno dei temi più discussi – ma anche sottostimati – del disagio psicofisico giovanile. Infatti, è soprattutto in adolescenza che inizi a svilupparsi questa ombra, il timore di non rispondere con il proprio corpo ai canoni socialmente accolti anche a livello mediatico, causando spesso vere proprie fobie e disturbi d’ansia fino all’insorgere di psicopatologie.
Spesso la si reputa una paura futile, una mera ricerca di attenzioni e di complimenti che presumibilmente mancano nel quotidiano: in realtà, come ogni questione che riguarda il nostro corpo e la nostra mente, è una questione decisamente molto più complicata.
Oggi la nostra rubrica De.sidera ha scelto di trattare questo argomento: il dismorfismo è uno dei molteplici specchi del disagio giovanile e le sofferenze che si nascondono dietro questo concetto sono immense e spesso strazianti. Oggi ne parliamo anche con Alessia De Michele, personal trainer qualificata e collaboratrice di Univox, la nostra associazione.
Cos’è il dismorfismo?
Il termine dismorfia deriva dal connubio di due parole greche e delinea una deformità, un’anomalia della forma o delle dimensioni di una parte del corpo. Il dismorfismo corporeo – o disturbo da dismorfismo corporeo – è considerato un vero e proprio disturbo mentale: è caratterizzato da una variabile preoccupazione nei confronti di difetti percepiti nell’aspetto fisico che tuttavia non sono evidenti o sembrano lievi ad altre persone.
Per essere definita tale, questa condizione deve causare una sofferenza clinicamente significativa, se non compromettente per il benessere psicofisico. Spesso accade che i soggetti affetti da dismorfismo corporeo tendano a svolgere anche comportamenti ripetitivi ed eccessivi, come il controllo allo specchio – oggi sui social noto come check -, in risposta alla preoccupazione per come si presenti aspetto fisico.
I campanelli d’allarme
La sintomatologia del dismorfismo corporeo può iniziare lentamente o insorgere improvvisamente. Occorre prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme, che includono:
- Trascorrere molte ore al giorno preoccupandosi dei difetti del corpo percepiti
- Controllare costantemente il proprio aspetto allo specchio
- Cura del proprio aspetto o stuzzicamento della pelle costanti, eccessivi
- Convinzione che il proprio aspetto attiri l’attenzione, in modo negativo, degli altri o sia oggetto di derisione
- Richiesta di frequenti interventi di chirurgia plastica con poca soddisfazione riguardo al risultato
- Evitamento delle situazioni sociali, in modo da non essere visti dagli altri
- Preoccupazione per il proprio aspetto tale che causi grande disagio o problemi nella propria vita sociale, lavorativa o scolastica, o in altre aree
La parte del corpo su cui ci si concentra può anche cambiare nel tempo, ma quelle in cui tendenzialmente ci si concentra di più sono viso e cute, capelli, dimensione e tono muscolare.
La dismorfofobia nell’adolescenza: l’influenza dei social
Come si legge in un articolo IPSCO, l’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva, alcuni studi recenti hanno dimostrato che in Italia la maggior parte dei ragazzi tra i 14 ed i 17 anni ritiene l’esser in sovrappeso come la causa più frequente di prese in giro ed umiliazioni, mentre un’indagine internazionale rivela che ben 6 ragazze su 10 evitano di andar dal medico e/o di far sport perché non vogliono mostrarsi né spogliarsi di fronte ad altre persone; solo il 3%, infatti, si ritiene di bell’aspetto e, come detto sopra, la preoccupazione più grande è il peso.
Ciò che tende ad angosciare le ragazze è soprattutto la dimensione di alcune parti del corpo, come il seno, mentre i complessi maschili riguardano principalmente la struttura fisica, come altezza e presenza di muscoli, considerati attributi virili a differenza di un fisico mingherlino o appesantito.
Nella fase dell’adolescenza, i giovani allo specchio scorgono una moltitudine di difetti, spesso considerabili non così vigorosi come vengono descritti. Si tratta chiaramente di un atteggiamento tipico della loro età e del difficile momento di vita e di sviluppo che stanno attraversando, caratterizzato da incertezza, paure, ribellione ed ambivalenza tra autonomia e sicurezza.
Da un lato vorrebbero esser accettati per come sono, in quanto odiano le discriminazioni e non hanno pregiudizi nei confronti del diverso, dall’altro fanno di tutto per omologarsi ed uguagliare i loro coetanei o gli attuali modelli di riferimento, come attori, cantanti, personaggi tv dal fisico perfetto. Indiscutibile è la forte influenza mediatica, a partire dalle immagini ritoccate e dai filtri divenuti indispensabili per piattaforme come Instagram e TikTok.
Fin dall’infanzia, infatti, si tende a valutare la nostra immagine in base a due criteri: l’osservazione di sé ed i giudizi esterni; tutto ciò viene travisato nella pubertà, quando il confronto con i pari ed i commenti altrui assumono un ruolo predominante, arrivando ad offuscare e deformare la propria immagine reale, già di per sé difficile da definire a questa età in quanto il corpo è soggetto a cambiamenti continui.
Le parole di Alessia De Michele
Al nostro fianco oggi c’è Alessia De Michele, valida professionista nell’ambito del Personal Coaching in presenza e online con un approccio mindful. Come ci racconta spesso da nostra collaboratrice, l’esigenza del cliente è una priorità e merita di essere accolta e curata con dedizione e impegno: ogni corpo è unico e il quadro valutativo è dinamico.
Ti è mai capitato da professionista di avere clienti che avevo problemi di dismorfismo corporeo?
Sì, mi è capitato e posso affermare che, nell’ambito delle competizioni sportive Bodybuilding, la patologia è molto diffusa. Ma non solo! Anche chi non si allena con un obiettivo agonistico può soffrire di questa patologia e riguarda sia uomini che donne.
Quanto pensi possa essere invalidante per la singola persona a livello sportivo la presenza della componente di dismorfismo?
L’esercizio fisico associato al dismorfismo è eccessivo e compulsivo, dunque differente dall’esercizio salutare: chi soffre di dismorfismo corporeo si esercita compulsivamente al fine di aumentare la massa muscolare o risolvere una reazione fisiologica, ma l’immagine che vede allo specchio non è mai soddisfacente! Questo aspetto può essere deleterio nel tempo inducendo, il soggetto che ne soffre, a sottoporsi ad allenamenti estenuanti, diete fai da te e incongrue, abuso di integratori e addirittura steroidi.
Che consigli proporresti ad una persona che soffre di dismorfismo?
Il primo consiglio che mi sento di dare è sicuramente quello di diagnosticare al più presto la patologia e affidarsi esclusivamente a figure mediche specializzate (psicoterapeuta e, in alcuni casi, psichiatri e neurologi). Il ruolo del Personal Trainer è fondamentale per aiutare tali professionisti nella risoluzione del problema osservando il cliente e ponendogli alcune domande specifiche tramite anamnesi.
Inoltre, la sinergia tra professionisti del settore fitness e figure mediche consente un percorso di guarigione sano, accompagnando il paziente per mano a piccoli passi. Lo farà sentire al sicuro, protetto e SOPRATTUTTO non giudicato, bensì compreso! Non dimentichiamo che il disformismo muscolare può provocare ansia, anche cronica, e le preoccupazioni che ne conseguono portano ad un disturbo della funzionalità sociale cioè grande difficoltà nelle relazioni sociali.
Mi chiamo Serena (di nome sicuramente, ma non sempre di fatto) e amo scrivere, dipingere e prendermi cura dei fiori e dei miei piccoli cagnolini. Per me ogni voce ha un valore e merita di essere ascoltata: è da questo pensiero che ho creato e sto portando avanti con entusiasmo e passione la nostra APS UNIVOX ETS.